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NBA 2018/2019: L.A risorge con LeBron, Boston cade a Milwaukee, Curry salva i Warriors

Steph Curry, Golden State Warrios - Foto Noah Salzman - CC-BY-SA-3.0

La notte italiana di venerdì 22 febbraio ha visto in scena lo svolgersi di sei partite della regular season NBA 2018/2019. Ritorna l’NBA per l’ultimo terzo di stagione, nel quale si ricomincia (o probabilmente, si incomincia) a fare sul serio. Esempio lampante di ciò è LeBron James, che insieme a Ingram ribalta i Rockets e rilancia i suoi per la corsa all’ottavo seed. Corsa alla quale partecipano anche i Sacramento Kings, i quali rischiano il colpaccio alla Oracle Arena: solo Curry, Durant e un errore di Hield sul finale consegnano la vittoria ai signori della baia. Al Fiserv Forum di Milwaukee passano i Bucks, dopo un finale di partita caratterizzato da continui botta e risposta, nel quale le speranze dei Celtics si spengono sull’ultimo tentativo sbagliato da Irving. Vincono in casa i Sixers contro gli Heat, in una partita dove Marjanovic non fa rimpiangere Joel Embiid.

Boston Celtics-Milwaukee Bucks 97-98

Se questo è l’antipasto dei playoff nella Eastern Conference, è meglio prepararsi a mesi infuocati tra aprile e maggio. La sfida tra Boston Celtics e Milwaukee Bucks è arrivata punto a punto fino all’ultimo minuto, quando è stata una tripla di Khris Middleton a spezzare la parità a 32.5 secondi dalla fine. Kyrie Irving ha risposto subito andando a segno da breve distanza; sul possesso successivo la difesa di Boston è riuscita a forzare una palla contesa che ha portato alla violazione di 24 secondi dei Bucks nonostante il tentativo di tap-in di Brook Lopez a 2 decimi dalla sirena. Con 3.5 secondi da poter giocare, i Celtics hanno messo la palla nelle mani di Kyrie Irving che però non è riuscito a firmare il canestro del sorpasso, dando la vittoria ai padroni di casa. Il leader, neanche a dirlo, è stato ancora una volta Giannis Antetokounmpo, che ha segnato 12 dei suoi 30 punti nel solo ultimo quarto e ha aggiunto 13 rimbalzi, 6 assist e 2 stoppate (una clamorosa in rimonta su Jayson Tatum, cosiddetta “chasedown”) con 11 su 19 dal campo e 7 su 10 ai liberi, seguito da altri tre compagni in doppia cifra come Middleton a 15+13 (massimo stagionale a rimbalzo), i 15 di Malcolm Brogdon e i 10 di Brook Lopez. Da segnalare anche gli 8 punti in uscita dalla panchina di Nikola Mirotic, al suo debutto con la maglia dei Bucks, e l’impatto positivo di Ersan Ilyasova con 9 punti e +13 di plus-minus in meno di 12 minuti di gioco, chiusi con 4 su 4 al tiro.
Ai Celtics rimane il rammarico di non essere riusciti a vincere una partita in cui erano andati subito sul +11 a metà primo quarto (17-6), con cinque giocatori in doppia cifra guidati dai 22 di Irving (10 solo nell’ultimo quarto, ma anche 9 su 27 al tiro) e dai 21 con 17 rimbalzi di Al Horford. Con i biancoverdi privi di Gordon Hayward (a causa di una distorsione alla caviglia procuratasi in allenamento), gli altri giocatori in doppia cifra stono stati Jayson Tatum con 17+10 e Jaylen Brown con 15, a cui si è aggiunto Marcus Morris con 11. Pur in una serata da 38% al tiro, i Celtics sono riusciti ad avere il tiro della vittoria su uno dei campi più difficili della NBA, e per questo possono essere ottimisti: “Abbiamo messo la palla nelle mani di Kyrie, che è quello che volevamo. Penso che ci siamo messi in una buona posizione” ha detto Horford, mentre il diretto interessato (che di solito segna quel tipo di tiro) ha avuto un approccio più filosofico: “Succede. Fa tutto parte della prima gara dopo una pausa, che serve sempre per rimettersi in ritmo”.
Per i Bucks si tratta della quindicesima vittoria nelle ultime 17 gare: la quota attuale di 44 vittorie è bottino totale raggiunto in tutta la scorsa regular season. Il nuovo Fiserv Forum è sempre più un fortino: 24-5 il record al suo interno, il migliore insieme a quello dei Raptors; vi ritorneranno domenica notte i Bucks, che dovranno ospitare i Minnesota T’Wolves.
Con la contemporanea vittoria di Philadelphia (38-21) contro Miami i Celtics (37-22) scivolano di nuovo al quinto posto nella Eastern Conference. Oltre a Gordon Hayward, ai box anche Aron Baynes (terza partita consecutiva saltata a causa di una contusione al piede sinistro). Prossima partita domenica notte per gli uomini di coach Stevens, allo United Center di Chicago.

Houston Rockets-Los Angeles Lakers 106-111

Il tabellino di LeBron James, che aveva promesso di attivare la “modalità playoff” già a partire dalla prima gara post All-Star break, testimonia lo sforzo supplementare messo in campo dalla superstar di L.A., che chiude con 29 punti, 11 rimbalzi e 6 assist una partita su cui mette la sua impronta nel quarto quarto. A dargli man forte soprattutto un ispirato Brandon Ingram, anche lui in doppia doppia con 27 punti e 13 rimbalzi, ma in generale tutto il quintetto gialloviola, che produce 99 dei 111 punti di serata (ce ne sono 18 per Kyle Kuzma, 14 con 4 su 8 da tre per un positivo Reggie Bullock, spesso capace di dar fastidio in difesa a James Harden, e 11 di JaVale McGee). Houston invece, ai 30 di Harden (ma con 2 su 10 da tre punti) affianca un Chris Paul che sfiora la tripla doppia, chiudendo a quota 23 punti, 10 rimbalzi e 9 assist, mentre Clint Capela va subito in doppia doppia (12 punti con 11 rimbalzi) al suo ritorno in campo dopo l’infortunio: per i texani è la seconda sconfitta in fila e la terza nelle ultime quattro, mentre L.A. torna alla vittoria e cerca di lanciarsi così all’inseguimento di un posto ai playoff.
James Harden commette tre falli nei primi otto minuti del primo quarto dove viene limitato a 6 punti: i Lakers però non ne approfittano, segnano solo 22 punti e chiudono sotto di 10 (32-22) la prima frazione. I padroni di casa riescono poi ad accorciare lo svantaggio sul finire del secondo quarto, sfruttando un 9-0 di parziale che li riporta fino al -4 (54-50), ma un alley-oop Paul-Capela fissa il punteggio sul 58-52 a favore dei Rockets all’intervallo, con il centro svizzero (al rientro) già in doppia cifra. Quando le due squadre tornano in campo la gara la prendono in mano i Rockets: 9-2 di parziale in uscita dagli spogliatoi (67-54), prima che si riscaldi anche la mano di James Harden che manda a bersaglio 11 punti nel solo terzo quarto e gonfia il vantaggio degli ospiti fino al +17 (83-66 a 5:14 dal termine del periodo). Il parziale di 15-4, con cui i Lakers vanno all’ultima pausa della gara riapre la sfida (90-83), con i gialloviola che tornano a contatto. Lo svantaggio, di 7 punti all’inizio dell’ultimo periodo, si riduce a quattro quando sul cronometro mancano 9 minuti dalla fine: LeBron James è pronto a tornare in campo dopo essersi concesso gli ultimi minuti di riposo. Proprio su due liberi del loro numero 23 i padroni di casa mettono la freccia e si portano davanti: si è sul 99-97 a poco più di quattro minuti dalla fine, prima del primo vantaggio Lakers dal 16-17 del primo quarto. Da lì in poi i Lakers fanno tutte le giocate giuste nei momenti più importanti, sia in attacco che in difesa: Kyle Kuzma prima e LeBron James poi incassano due sfondamenti da James Harden, che nel frattempo raggiunge i 30 punti con cui chiude la gara, portando a quota 32 la sua striscia di trentelli. Tutto ciò prima che il neo-arrivato Reggie Bullock, su assist di James, metta a segno una tripla decisiva dall’angolo che regala il +6 ai gialloviola a un minuto e mezzo dalla fine (99-105). Al resto ci pensano gli Houston Rockets, che con un tempismo davvero rivedibile raccolgono due tecnici in successione: Chris Paul prima (contestando un fallo fischiato a favore dei Lakers su una penetrazione di Brandon Ingram) e coach Mike D’Antoni poi (a difesa della sua point guard). Le proteste regalano due punti gratis dalla lunetta a Reggie Bullock e permettono ai Lakers di allungare sul 101-109. CP3 si inventa una tripla delle sue per mantenere in gara Houston, ma è troppo tardi: Los Angeles porta a casa una vittoria importante tenendo a 16 punti i Rockets negli ultimi dodici minuti e giocando meglio del solito tutti i possessi decisivi del quarto quarto.
È la sesta vittoria in questa stagione per i Lakers proveniente da un deficit di -15 o superiore. Mike Muscala ha saltato la partita a causa di una distorsione alla caviglia destra. Sono ora due e mezzo le partite che separano gli uomini di Walton (29-29) dai Los Angeles Clippers al momento all’ottavo seed (32-27). Domenica notte trasferta nella Louisiana, per sfidare i Pelicans ed Anthony Davis.
È solo la quinta sconfitta in 33 uscite per i Rockets dopo essere arrivati in vantaggio ad inizio quarto quarto. I Rockets tirano meno del 30% da tre punti e soprattutto un tragico 2 su 12 nel quarto quarto, quando la gara si decide. Domenica notte trasferta anche per loro, alla Oracle Arena contro i Warriors.

Sacramento Kings-Golden State Warriors 123-125

Golden State porta a casa la quarta vittoria in quattro incontri stagionali contro i Sacramento Kings, ma il dato non deve ingannare: mai gli Warriors hanno battuto i “cugini” californiani per più di cinque punti (i quattro successi sono arrivati per un totale combinato di 12 punti di distacco) e le parole di Draymond Green a fine gara testimoniano tutto il rispetto dei campioni NBA in carica verso i giovani Kings: “Stasera avremmo dovuto perdere questa gara”, ammette il numero 23 degli Warriors. “Sono una squadra giovane, forte, che corre tantissimo: bisognerà fare i conti con loro in futuro”. Intanto però la sfida tra Golden State e Sacramento vede ancora i primi uscire vincitori, anche se a fatica e dopo che Buddy Hield manda solo nelle vicinanze del ferro l’ultimo tiro che avrebbe potuto mandare la gara ai tempi supplementari (dopo aver clamorosamente rinunciato a un tripla che la difesa gli aveva pericolosamente lasciato). Il tiro è sbagliato, ma la guardia era reduce da due triple in back-to-back, creandosi letteralmente da solo il finale della partita (complice anche Iguodala con due liberi sbagliati nel momento determinante). Approposito di determinante, è determinante nel successo degli Warriors uno Steph Curry fenomenale e caldo come un stufa, che manda a bersaglio 10 triple (la quinta volta in stagione, impresa mai riuscita prima nella lega) e chiude con 36 punti. Da registrare anche la super prestazione di Kevin Durant, che ai suoi (consueti) 28 punti aggiunge anche 9 rimbalzi ma soprattutto 7 stoppate, dato che pareggia il suo massimo in carriera. Alla prima gara in maglia Warriors contro la sua ex squadra, DeMarcus Cousins chiude in doppia doppia-doppia con 17 punti e 10 rimbalzi. Doppia-doppia messa a segno anche sul fronte opposto da un ottimo Marvin Bagley, che pur continuando a partire dalla panchina sfodera una prestazione da 28 punti e 14 rimbalzi, andando ben quattordici volte in lunetta. È uno dei 7 giocatori dei Kings in doppia cifra (tutto il quintetto base, guidato dai 19 di Buddy Hield e dai 18 di De’Aaron Fox, più Corey Brewer), mentre il quintetto di Golden State manda a referto 111 dei 125 punti di serata, con anche Klay Thompson a quota 18.
Curry e compagni fanno registrare 32 assist su 43 canestri e tirano con oltre il 41% da tre punti: ingredienti decisivi per l’ennesima vittoria, con cui si confermano in testa alla Western Conference (42-16) e avvicinano i Toronto Raptors per il secondo miglior record di lega (43-16). Domenica notte altra partita alla Oracle Arena, dove arriveranno gli Houston Rockets. Corey Brewer, dopo aver firmato un 10-day contract, segna i primi otto punti dei Kings del quarto quarto nella sua prima partita (saranno 11 i punti totali). L’ex Harrison Barnes sigla 13 punti e raccoglie 7 rimbalzi. Anche Sacramento in scena domenica notte, alla Chesapeake Energy Arena di Oklahoma City.

Miami Heat-Philadelphia 76ers 102-106

Il maggiore problema della carriera NBA di Boban Marjanovic è quello di “tenere il campo”, sia in termini di tenuta difensiva che di tenuta fisica. Tuttavia, nei minuti in cui viene schierato, quella che non manca mai è la produzione di tanti punti in poco tempo: con Joel Embiid fuori causa per un ginocchio dolorante, il centro serbo ha chiuso con 19 punti e 12 rimbalzi in 27 minuti, firmando anche tre tiri liberi decisivi nell’ultimo minuto e mezzo di gioco. Una prestazione che gli è valso l’onore di suonare la campanella nello spogliatoio dei Sixers, nonostante sia stato il suo grande amico Tobias Harris a chiudere come miglior realizzatore dei suoi con 23 punti, 12 dei quali nell’ultimo quarto. “Boban è stato fantastico, ha davvero fatto la differenza stasera” ha detto JJ Redick, autore di 13 punti insieme ai 21 di Ben Simmons e i 18 di Jimmy Butler. Per gli Heat invece ancora una volta è stato Dwyane Wade a chiudere come miglior marcatore con 19 punti, omaggiato dai Sixers con un video tributo speciale realizzato con la voce narrante di Allen Iverson, uno degli idoli di gioventù di D-Wade. “Se venti anni fa mi avessero detto che Allen Iverson avrebbe dato la voce per dedicarmi qualcosa in questa arena e in questa città, non avrei potuto immaginarmelo in maniera migliore” ha detto commosso dopo questa tappa del suo “one last dance tour”.
Joel Embiid dovrebbe stare ai box per un’altra settimana, a causa del solito dolore al ginocchio sinistro. Philadelphia, oltre a migliorare sul 24-7 il record in casa, va sul 2-0 nella season-series contro gli Heat: le due franchigie si risfideranno il 10 aprile. Sabato sera altra sfida al Wells Fargo Center, dove arrivano i Portland Trail Blazers.
Con questa sconfitta gli Heat sprofondano al decimo seed ad Est (26-31), in concomitanza dei Magic (27-32) e scalzati dai Pistons (26-30). Domenica notte partita in casa di vitale importanza, proprio contro i Detroit Pistons.

Altre dai campi:

Bella vittoria dei Portland Trail Blazers sul campo dei Brooklyn Nets per 113-99. Un successo maturato nel terzo quarto, con gli ospiti che sono entrati nell’ultimo periodo avanti di dodici punti (84-72). MVP della serata sicuramente Jusuf Nurkic, che ha chiuso con 27 punti e 12 rimbalzi. A Brooklyn non sono bastati i 19 punti, uscendo dalla panchina, di Allen Crabbe. E’ salito a quota sedici il numero delle sconfitte consecutive da parte dei Phoenix Suns, che sono caduti anche contro i Cleveland Cavaliers per 98-111. Il migliore per i Cavs è stato Cedi Osman con 19 punti a referto, mentre è da segnalare il ritorno di Kevin Love con una doppia-doppia da 16 punti e 11 rimbalzi. A Phoenix non sono bastati nemmeno i 30 punti di Devin Booker.

Tutti i risultati di venerdì 22 febbraio

Boston Celtics-Milwaukee Bucks 97-98
Houston Rockets-Los Angeles Lakers 106-111
Sacramento Kings-Golden State Warriors 123-125
Miami Heat-Philadelphia 76ers 102-106
Portland Trail Blazers-Brooklyn Nets 113-99
Phoenix Suns-Cleveland Cavs 98-111

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