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Brittney Griner in carcere in Russia: “Torture e lavori forzati, è come nei gulag”

Brittney Griner - Foto Lorie Shaull CC BY-SA 4.0
Brittney Griner - Foto Lorie Shaull CC BY-SA 4.0

Brittney Griner, la cestista statunitense che si è da poco vista confermare la condanna per traffico di droga, sta per essere trasferita in una colonia penale in Russia, dove passerà i prossimi nove anni. Per questo motivo, il New York Times ha lavorato per ottenere una descrizione di come si svolge la vita all’interno di questa struttura, e il quadro che ne è uscito è drammatico: anzi, peggio, perché c’è chi, per riassumere tutto quello che avviene al loro interno, le definisce la diretta discendenza dei gulag sovietici. Si tratta di strutture che “sono ancora caratterizzate da brutalità, sovraffollamento e condizioni durissime, governate da una rigida cultura carceraria”, si legge. Vengono inoltre riprese le parole del leader dell’opposizione Aleksei Navalny, che lo scorso anno spiegò: “Dovete immaginare una cosa come un campo di lavoro cinese, dove tutti marciano in fila e dove le videocamere sono appese ovunque. C’è un controllo costante e una cultura dello spionaggio”. In più, oltre ai lavori forzati (con “turni di sette ore alla macchina da cucire”), Navalny ha parlato delle “cinque sessioni giornaliere davanti a uno schermo in cui i detenuti sono costretti a guardare la televisione di Stato e film di propaganda”.

Non solo Navalny, perché negli anni sono state numerosissime le testimonianze che hanno parlato di turni anche di 16 ore e torture, oltre alle condizioni igieniche assolutamente gravi: “Non ci sono acqua calda, medicine o vestiti puliti. Le persone che si ammalano possono morire così”, aveva riferito un membro della band Pussy Riot nel 2012. L’unica speranza di Brittney Griner sta nella scelta del governo degli Stati Uniti di “offrire” uno scambio di prigionieri alla Russia.

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