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L’angolo del ricordo: il bis casalingo della seleção

Tra il “Maracanazo” e il 7-1 subito nel Mondiale 2014 contro la Germania, le cose non sono mai andate bene alla seleção brasiliana del pallone quando si è trattato di giocare tra le mura amiche. Al contrario la nazionale della palla a spicchi può fregiarsi di un titolo casalingo vinto nel 1963, in un Mondiale che inizialmente non avrebbero dovuto neanche ospitare. Il paese sud-americano infatti aveva ospitato la rassegna iridata nel 1954 chiudendo al secondo posto dietro gli Stati Uniti. Dopo tre tornei giocati in Sud-America, il Mondiale 1963 era stato assegnato alle Filippine e sarebbe stato il primo torneo giocato in un continente differente da quello che ha ospitato i primi tre Mondiali. Poco prima della disputa avviene però la riassegnazione della competizione perché il presidente filippino Diosdado Macapagal avrebbe negato l’ingresso agli atleti dei paesi comunisti. La FIBA assegnò così il torneo al Brasile, campione del Mondo in carica che come detto nove anni prima aveva ospitato già il torneo.

Salutata la possibilità di giocare nel “Big Dome” di Manila, struttura che avrebbe ospitato 30.000 spettatori si va dunque in Brasile. La maggior parte delle gare si disputeranno al Ginásio do Maracanãzinho che nove anni prima aveva accolto 35.000 spettatori in occasione del match tra USA e Brasile. Solo quattro sfide si giocheranno in sedi differenti: Francia-Uruguay (Belo Horizonte), Jugoslavia-Perù (Curitiba), USA-Messico (Ginásio do Ibirapuera, São Paulo), Argentina-Messico (Petrópolis). Le squadre ai nastri di partenza sono tredici strutturate nei seguenti gironi: Gruppo A – Unione Sovietica, Francia, Uruguay e Canada. Gruppo B – Jugoslavia, Porto Rico, Giappone e Perù. Gruppo C – USA, Italia, Messico ed Argentina. Parte dalla fase finale il Brasile in qualità di squadra ospitante.

La nazionale di Nello Paratore che qualche mese dopo avrebbe vinto i Giochi del Mediterraneo inizia con due vittorie nel girone contro Argentina e Messico cedendo poi solamente agli USA per 87-77. Gli azzurri accedono dunque alla fase finale chiudendo al secondo posto nel gruppo. Le altre compagini a raggiungere il girone all’italiana conclusivo sono Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia, Jugoslavia e Porto Rico. La fase conclusiva inizia subito con un K.O degli USA che nove anni prima in Brasile avevano festeggiato il primo titolo iridato. Contro la Jugoslavia la nazionale di coach Garland Pinholster cede 73-75, il giorno dopo vittoria comoda contro la Francia prima di perdere nuovamente di misura nella sfida contro l’Unione Sovietica, a quattordici secondi dalla fine infatti la decide Leonid Yvanov che manda in fondo alla retina il layup del 74-75.

La nostra nazionale nel mentre cede in tutte le sfide giocate chiudendo il Mondiale al sesto posto. Dopo tre giornate sono Brasile, Jugoslavia ed Unione Sovietica ad essere in lizza per il successo finale. Il primo scontro diretto si gioca il 20 maggio, i padroni di casa vincono 90-73 contro la Jugoslavia e prendono la testa del girone. Il 23 maggio si affrontano le uniche compagini rimaste imbattute, ad affondare l’URSS ci pensa Wlamir Marques, giocatore del Corinthians e futuro MVP della rassegna. Il 25 maggio si disputano gli ultimi due incontri: Unione Sovietica-Jugoslavia e Brasile-USA. Per sperare i sovietici devono vincere e poi tifare gli americani, ma il loro K.O per 67-69 contro la Jugoslavia li taglia fuori dalla lotta e li relega alla medaglia di bronzo. Nonostante ciò saranno 25.000 i tifosi presenti il giorno del match conclusivo, gli Stati Uniti dopo due sconfitte vogliono salvare l’onore contro i padroni di casa e futuri campioni del mondo. Nella seconda metà di gara però emerge la superiorità della squadra brasiliana che vince 85-81 e celebra il bis mondiale da imbattuta.

 

 

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