Fabrizio Donato, Daniele Meucci, Ruggero Pertile e Anna Incerti parteciperanno all’Olimpiade di Rio de Janeiro 2016. La prima sezione del Tribunale nazionale antidoping del Coni ha emesso le prime sentenze relative ai procedimenti aperti in seguito all’indagine “Olimpia”, svolta dalla Procura della Repubblica di Bolzano ed agli esiti degli accertamenti svolti in ambito sportivo.
In base all’articolo 29.1 delle Norme sportive antidoping, il Tribunale nazionale antidoping presieduto da Carlo Polidori ha disposto l’assoluzione dei tesserati Fidal Daniele Meucci, Fabrizio Donato, Ruggero Pertile e Anna Incerti, già qualificati per i Giochi Olimpici di Rio 2016, e ancora Andrew Howe, Silvia Salis, Andrea Lalli e Daniele Greco.
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Domani la Prima sezione del Tribunale antidoping si riunirà allo stadio Olimpico per esaminare i casi relativi ad altri cinque atleti Fidal deferiti per eluso controllo: Matteo Galvan, Simone Collio, Claudio Licciardello, Daniele Secci e Giovanni Faloci. In totale gli atleti deferiti sono 26: le altre udienze si svolgeranno nel mese di aprile, ma la decisione presa oggi dal collegio presieduto da Carlo Polidori costituirà un importante precedente.
La vicenda dei “whereabouts”, le comunicazioni di reperibilità, è però tutt’altro che conclusa. La Prima Sezione ha disposto anche “la trasmissione alla Procura della decisione e degli atti affinché valuti la responsabilità che emergono dalle dichiarazioni rese dalla testimone Rita Bottiglieri” all’udienza di venerdì. I giudici vogliono vederci chiaro sulle parole dell’ex dirigente del settore sanitario, che aveva confermato l’impianto dell’accusa precisando come gli elenchi inviati dalla Federazione agli atleti fossero “reminder” specifici per chi ancora inadempiente, ma anche spiegando come l’ex segretario generale della Fidal Renato Montabone fosse a conoscenza della situazione.
Su queste dinamiche interne alla passata gestione della federazione dovrà indagare la Procura, che inoltre aspetta le motivazioni della sentenza per capire se e come presentare ricorso contro la mancata squalifica degli atleti, portando avanti la tesi della mancata comunicazione della reperibilità. Un doppio tavolo aperto, ma gli atleti già esultano per l’assoluzione così come il presidente Alfio Giomi: “La sentenza conferma che non c’è un problema doping nell’atletica italiana – ha spiegato il numero uno della Fidal, presente venerdì scorso allo stadio Olimpico per stare vicino agli atleti – Per noi la vicenda è chiusa, ora pensiamo solo a Rio 2016 perché c’è tanto lavoro da fare”.