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Vaccini, Burioni: “Dati Israele incoraggianti, incrociamo le dita”

Roberto Burioni - Foto International Journalism Festival - CC-BY-SA-2.0

“In questo momento il Paese più avanti nelle vaccinazioni è Israele, e non vi nascondo che ogni mattina io osservo i dati che provengono da quel Paese per trovare qualche spunto. Chiaramente ancora è troppo presto per trarre conclusioni certe, ma iniziano ad arrivare dati che – pur parziali, pur incompleti, pur ben lontani da essere conclusivi – sembrano molto incoraggianti”. Lo ha dichiarato Roberto Burioni, virologo dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, su ‘Medical Facts’, facendo il punto su quello che sta succedendo in Israele, “in questo momento un laboratorio a cielo aperto che studia l’efficacia dei vaccini”. L’ultimo dato analizzato da Burioni è “quello che riguarda i sanitari israeliani. Come sapete, i sanitari sono da un lato quelli più esposti al contagio, dall’altro i primi a essere vaccinati. In Israele la loro vaccinazione è iniziata il 20 dicembre, per cui possiamo immaginare che qualcuno di loro possa avere raggiunto l’immunità, almeno parziale”.

Il virologo posta un grafico con i casi registrati ogni giorno in Israele e le giornate di lavoro perse dai medici. “Le due curve nella prima ondata vanno insieme, nella seconda sono profondamente separate. Posto che correlazione non significa rapporto di causa-effetto – spiega – siamo autorizzati a sperare che questo calo possa essere dovuto al fatto che i medici sono i primi a risentire in modo benefico dell’effetto protettivo della vaccinazione, tenendo conto che generalmente dal contagio alla malattia, e quindi alla perdita di giornate di lavoro, passano 5-7 giorni. Niente di sicuro, ma un motivo concreto per essere molto cautamente ottimisti. Incrociamo le dita”.

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