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Gigi Oliviero ricorda Enzo Maiorca: “Con lui anni irripetibili”

Enzo Maiorca nel 1974

Dalla profondità degli abissi alla profondità del cielo. Enzo Maiorca, il Re delle immersioni in apnea, in assetto variabile e stabile, si è spento all’età di 85 anni nella sua Siracusa. Il primo record nel 1960, l’ultimo nel 1976. Poi il ritorno nel 1988 con il -101. Più forte della paura per il mare che aveva da bambino, fu il desiderio di esplorare il mondo sommerso. Il regista e grande documentarista Gigi Oliviero ha seguito Maiorca negli anni d’oro e sul suo sito www.ifilmati.it conserva memoria di imprese epiche. In esclusiva a noi di Sportface.it racconta aneddoti del suo rapporto con Maiorca.

Lei, Maiorca e il mare, un’avventura indimenticabile.
“Non può immaginare quanto mi abbia rattristato la notizia della sua scomparsa. Sono giorni difficili. Per me Enzo è il ricordo di anni bellissimi, irripetibili costellati di record, allenamenti durissimi e serate allegre. Per conoscerlo rinviai il viaggio di nozze. Erano gli inizi degli anni ’70. Quarant’ anni di amicizia, non è mai finita“.

Andiamo dritti al punto: lei c’era il famoso 22 settembre 1974.
“Fu incredibile. Il mio primo scoop. Lavoravo con Enzo già da un paio di anni, eravamo a Meta di Sorrento per il record di immersione in apnea a -90 metri. Allora la televisione era in bianco e nero, un solo canale. La Rai aveva l’esclusiva: diretta televisiva alle 12. Era un evento. Mi vietarono di fare riprese, ma sa, io sono della vecchia scuola: prima si gira e poi si chiede il permesso. La Rai sbagliò tutto, venne travolta dall’organizzazione, non sapeva come fare le riprese e ingarbugliò tutti i fili sott’acqua. Dovette riorganizzarsi con gli italiani in attesa davanti al televisore. Nel frattempo però si fecero quasi le 17 del pomeriggio. Enzo avrebbe tranquillamente potuto rinunciare, sotto era buio, l’acqua più fredda. Il ritardo non era colpa sua, ma era una persona troppo perbene per non rispettare la parola e così aspettò”.

Il risultato fu che 20” dopo essere sceso risalì e bestemmiò.
“Ci arrivo. Finalmente ha il via libera per tentare l’impresa e si immerge lungo il filo d’acciaio. Io che lo seguivo anche negli allenamenti, mi butto poco dopo, di nascosto dietro alla barca di un amico, e riprendo il fattaccio. A circa 17 metri dalla superficie, Enzo andò a sbattere contro Bottesini, esperto subacqueo e inviato della Rai, che a causa delle correnti si era momentaneamente attaccato con le mani al peso del cavo. Io ero al posto giusto al momento giusto, lui in quello sbagliato al momento sbagliato”.

Scusi l’ignoranza, ma non poteva continuare invece di risalire?
“Eh no! E’ come se durante un GP, Alonso si trovasse improvvisamente in pieno rettilineo uno che parcheggia la sua utilitaria. Immagina? La risalita era obbligata, in quel punto non c’era nessuno tranne me. Una volta fuori dall’acqua l’adrenalina, la paura, la rabbia scatenarono le parolacce e le bestemmie. Il commentatore Paolo Valenti non sapendo cosa fare chiuse subito l’audio. Morale? Due mesi dopo la Rai comprò da me il filmato, diventato famoso come “Cronaca di un record”, e pure il sonoro. Non avevano niente! Pensi che il settimanale Gente mi offrì 5 milioni di lire dell’epoca per 4 foto, ma io non le avevo. Allora c’erano le pellicole, andavano sviluppate, era molto diverso”.

Che retroscena!
“Se ci pensa, Maiorca era il Re dell’apnea, ma è diventato famoso in tutto il mondo per un record mancato. E c’è dell’altro”.

Cosa?
“Bottesini lo ha reso un mito e gli ha salvato la vita”.

Adesso mi sono persa…
“Nessuno sa che in fondo, ai 90 metri, oltre ai subacquei pronti con l’ossigeno, ce ne erano altri due andati in ebbrezza da profondità (a causa dell’azoto, ndr). In quello stato lo avrebbero ostacolato, in più uno di loro aveva staccato il cartellino che avrebbe dovuto prendere Enzo.  Poteva essere una tragedia. Ecco perché dico che Bottesini è stata la sua fortuna”.

Eppure quelle parolacce gli costarono l’ostracismo da Mamma Rai.
“Di quello non gli è mai importato un granché. Dopo due anni si ritirò. Semmai si è sempre vergognato delle imprecazioni e di non esser riuscito a realizzare la prova. Si sentiva in colpa per gli italiani che avevano atteso inutilmente per delle ore”.

Com’era nel privato? E’ vero che aveva un carattere spigoloso?
«Scherza? Era un vero uomo di mare. Di gran carattere, dalla straordinaria pulizia e moralità, credeva fermamente nell’amicizia, odiava l’ipocrisia e combatteva per i suoi ideali. Era l’antidivo per eccellenza, non ha mai voluto soldi per i suoi record e non faceva pubblicità, se non alla Technisub, ma il proprietario era un suo caro amico”.

Il fisico prestante, il carattere forte, la pelle incisa dal sole, anche un bell’uomo.
“Piaceva tantissimo. Era sposato con Maria Gibino, che gli ha dato le figlie Rossana e Patrizia. Ricordo splendide serate in discoteca, sguardo magnetico, sorriso sicuro, modo di fare affascinante. Lo sa che era rappresentante di medicinali? Ma praticamente non l’ha mai fatto. Ovunque andava gli offrivano tutto. La gente capiva che era un puro e vorrei che così venisse ricordato dalle nuove generazioni, lo merita, mi creda”.

Dunque, il momento in cui ha avuto più paura è stato quello del ‘74 e quello più entusiasmante?
“Il mio cuore e la mia mente conservano tanti episodi felici: l’emozione dei record, gli allenamenti a Siracusa tra impegno e scherzi. Una volta ci fecero credere che il motore del motoscafo stava esplodendo e ci buttammo di corsa in mare; un’altra volta stavo riprendendo una sua immersione e lo filmai in maschera e costume che arrivava ai -30 metri e spariva nel buio dei -50. Incredibile: era in simbiosi con il mare“.

Come ogni campione ha avuto i suoi rivali: Santarelli che batté realizzando il record dei -45 metri e poi quello dei -49, Williams, Croft e Jacques Mayol.
L’unico vero antagonismo era con Mayol, ottimo subacqueo, ma uomo ambiguo e scuro. Era spocchioso come sanno essere alcuni francesi, si sentiva superiore a Maiorca. Non legarono mai perché Enzo era limpido, schietto”.

Però bloccò per anni l’uscita in Italia del film “Le Grand Bleu” in cui il regista Luc Besson fece una sua caricatura. Non la prese proprio con spirito.
“Uhm…la storia è un po’ diversa. Non ho paura di dire che all’epoca Besson fece una cosa indegna. Indegna. Rovesciò i ruoli facendo apparire Mayol il buono e Maiorca il furbo. Le garantisco che il francese si comportava in modo scorretto”.

Mi faccia un esempio.
“Stavo montando ‘Cronaca di un record’ quando vengo a sapere che Mayol sparlava di me e Maiorca sostenendo che il filmato era un falso, che ci eravamo messi d’accordo. Insomma ci accusava di essere delle persone poco perbene. Allora gli telefonai e lui mi disse: ‘E’ fatto troppo bene per essere vero’. Lo invitai allo studio in modo che lo analizzasse alla moviola, volevo che si rimangiasse quelle cattiverie. Studiò fotogramma per fotogramma e dopo 2 ore fu costretto a chiedermi scusa e a dirmi bravo”.

Lo descrive come un uomo puro, non incline ai compromessi e allora come spiega l’impegno politico? Fu eletto senatore con Alleanza Nazionale.
“Semplice. Era un ambientalista convinto, voleva difendere Siracusa dall’inquinamento delle industrie, voleva salvare il patrimonio naturalistico e marino e pensò che come politico avrebbe potuto ottenere risultati concreti. Rimase deluso e scappò dopo nemmeno un anno. Ha sempre rinnegato quell’esperienza”.

Per le sue lotte ambientaliste ha ricevuto la medaglia d’oro al merito della Marina, oltre a tanti altri riconoscimenti, era amante della mitologia e dell’archeologia fenico-punica e vegetariano per merito di una cernia.
“(Ride, ndr). Era un gran affabulatore, gli piaceva aggiungere colore alle storie, decisamente aulico e ampolloso nella narrazione”.

Non mi dica che la lotta biblica della cernia per la sopravvivenza, il cuore del pesce che batte e che lo impressiona a tal punto da abbandonare il fucile di caccia fin dal 1967 non è vera.
“Verissima, magari il cuore non batteva così forte. Mi spiego: quando viene catturata la cernia si rintana con la testa e allarga le branchie, diventa simile a una freccia. Più tiri, più si incastra. E’ come un bimbo podalico. Devi girare per stanarla, evidentemente nel fare la manovra appoggiò la mano sul corpo e sentì il cuore. Da allora al ristorante ordinava solo insalate gigantesche, sei tutte in una volta. E magari la sera bevevamo un whisky”.

Storie di una vita vissuta intensamente, interrotta nel 2005 dalla morte della figlia Rossana anche lei apneista da record.
“Sì, fu un dolore enorme che lo cambiò. Rossana gli assomigliava tanto. Le racconto una cosa: si era sposata e trasferita a Venezia, ma lì il fondale è basso, non oltre i 30 metri, e così per allenarsi tornava a Bari e il padre andava a vederla”.

Chiudiamo con una curiosità che in pochi sanno?
“Durante gli allenamenti il peso di 10 kg era un ceppo d’àncora antica. Uno come Enzo Maiorca non esisterà più”.

E lei? Immagino che abbia mandato in soffitta la cinepresa.
“Certo. Sto curando un progetto intrigante: 20 puntate sulle bellezze italiane riprese dall’alto esclusivamente con i droni. Più moderno di così!”.

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