Tennis

Wta Finals Singapore, le protagoniste: Karolina Pliskova

Karolina Pliskova - Roland Garros 2016 - Foto Ray Giubilo

Karolina Pliskova, classe 1992, attualmente occupa la quinta posizione della classifica mondiale. E’ al debutto alle Wta Finals e può senz’altro considerarsi un outsider. Ciò nonostante, possiede ogni qualità tecnica e mentale per potersi aggiudicare una competizione del genere. Nei tornei disputati nelle ultime settimane ha mostrato una lieve flessione nella qualità delle prestazioni e, quindi, dei risultati. Nei tornei di Tokyo, Wuhan, Pechino e Lussemburgo non è mai andata oltre i quarti di finale. Ma non sembra il caso di drammatizzare, si tratta presumibilmente di un momentaneo calo fisiologico, dipeso dal consistente dispendio di energie psico-fisiche profuso nelle grandi performance di quest’estate.

La Pliskova è sicuramente una giocatrice di talento. Da un punto di vista eminentemente atletico, sembra avere qualche problema di mobilità a causa della sua altezza (186 cm). Un punto debole questo, cui però riesce ad ovviare grazie ad un sapiente utilizzo dei colpi in back, in grado di rallentare il gioco delle avversarie e di consentirle di recuperare la giusta posizione in campo. Tecnicamente invece, i suoi punti di forza sono il servizio e le accelerazioni di diritto e di rovescio, in genere colpi “piatti” che sono spesso precisi e potenti. Inoltre, riesce a difendersi bene anche a rete in ragione di un ottimo senso della posizione, pur non possedendo naturalmente quell’elasticità di gambe che le consentirebbe di essere agile ed efficace nelle volèe in cui deve abbassarsi. Probabilmente, la sua qualità migliore si esprime nella sicurezza mentale. La Pliskova è una giocatrice imperscrutabile, apparentemente a sangue freddo. E’ difficile captare i suoi stati d’animo durante gli incontri ed è raro che si lasci andare a manifestazioni emotive clamorose. Inoltre, questo atteggiamento marca significativamente la differenza con molte altre sue colleghe. Nei momenti di difficoltà c’è sempre d’aspettarsi un suo recupero. In gran parte degli incontri disputati quest’anno, ha perso più per motivi di stanchezza fisica, o per l’imprevista bravura dell’avversaria, piuttosto che per problemi di equilibrio psicologico.

L’anno in cui la Pliskova ha compiuto il salto di qualità nel tennis professionistico è stato certamente il 2012, quando è entrata nella Main Draw del Roland Garros e di Wimbledon, proveniente dalle qualificazioni. Nel 2013 è entrata a far parte delle prime cento tenniste del mondo, a seguito della vittoria del suo primo torneo Wta, l’International di Kuala Lumpur. E grazie ad un ottimo risultato raggiunto nel torneo di Katowice. Successivamente, ha cominciato ad insidiare le grandi fuori classe: al secondo turno di Wimbledon ha battuto nettamente Nadia Petrova, allora numero 16 del ranking. Nel 2014 ha continuato a scalare posizioni in classifica fino ad arrivare nel 2015, l’anno in cui è esplosa definitivamente, con il titolo conquistato a Praga e le cinque finali raggiunte.

Tuttavia, dopo tante celebrazioni dobbiamo ammettere qualche defaillance, poiché ha continuato a mancare nelle fasi conclusive di uno Slam. Traguardo che finalmente è arrivato quest’anno. Complice un cambiamento di tattiche nella gestione delle proprie risorse fisiche ( ad esempio la decisione di non partecipare alle Olimpiadi), le ha permesso di raggiungere un ottimo stato di forma nel periodo estivo. Insomma, va rimarcato che nel recente passato la Pliskova ha sempre giocato molto. Ed in certe occasioni di rilievo si è presentata scarica, sia fisicamente sia mentalmente, non mostrando tutto il suo potenziale tennistico. I frutti di questo cambiamento si sono subito visti nel torneo di Cincinnati, dove si è aggiudicata il titolo battendo proprio Angelique Kerber. Ma il capolavoro le è riuscito nell’occasione più importante, gli Us Open, dove ha compiuto un’autentica impresa che per poco non si è conclusa con la vittoria finale. Nel corso del prestigioso torneo di New York ha battuto entrambe le sorelle Williams. Nella sfida contro Venus agli ottavi di finale, ha mostrato tutto il suo valore, arginando le violente azioni dell’avversaria attraverso colpi in anticipo e contrattaccando puntualmente. Sono rimasti memorabili dei punti realizzati in corsa, da posizioni di difesa. Nel tie break determinante ha annullato addirittura un match point all’avversaria. In finale ha dovuto cedere al terzo set, solo perché di fronte aveva una Kerber insuperabile.

In conclusione, la campionessa di Louny dovrà far tesoro di tutte le esperienze vissute nel corso di questi anni, in particolar modo di quest’ultimo. Dovrà essere consapevole della sua forza e non eccedere in periodi di estenuanti prestazioni. In sostanza, dovrà trovare la “misura” per adattare e distribuire le proprie forze durante la sua vita sportiva.

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