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Wimbledon 2016, “Match of the day”: Aga la Maga, ma non è sempre Dominika

Dominika Cibulkova - Foto Ray Giubilo

Dominika Cibulkova e Agnieszka Radwanska. Ancora voi. Dopo le sfide di Indian Wells, Madrid e Eastbourne, la slovacca e la polacca hanno dato vita a un quarto incontro dalle emozioni travolgenti, sul manto erboso del campo 3 di Wimbledon. La Cibulkova è uscita vincitrice per 9-7 al terzo set, dopo aver sprecato un match point nel secondo parziale e averne a sua volta annullato uno nel terzo. Ma andiamo con ordine, ripercorrendo le orme della loro rivalità nell’intero 2016.

In California, la Radwanska riuscì miracolosamente a salvarsi ricorrendo a qualche sortilegio dagli effetti ipnotici. Sotto 5-2 nel terzo set, annullò un match point all’avversaria nell’ottavo game, prima di conquistare cinque giochi consecutivi, a spese di una Cibulkova evidentemente stregata dalla magia nera di Aga la Maga. Una sconfitta difficile da digerire per la slovacca, ancor più se sommata a un’altra cocente delusione rimediata due settimane più tardi a Miami, quando fu eliminata da Garbiñe Muguruza, nonostante un vantaggio di 3-0 al terzo e tre occasioni in cui si è trovata a due punti dal match. Una tournèe americana infelice, insomma, giunta per di più dopo un’altra sventurata trasferta, in Messico, dove perse la finale di Acapulco 7 punti a 5 al tie-break decisivo contro Sloane Stephens. In tante sarebbero crollate. Ma Dominika non è tipa arrendevole. Non lo è mai stata, neanche quando nel 2009 un infortunio alle costole la costrinse a rimanere ferma per sei mesi, nel momento in cui la sua carriera cominciava a decollare. Al confronto, le sconfitte sul campo sono semplici incidenti di percorso. Per rialzarsi, non le rimase che intraprendere la strada del duro lavoro, ma del resto son proprio la tenacia e la determinazione le armi principali con cui ha saputo sopperire a un evidente gap fisico (1 metro e 61 centimetri per 55 chilogrammi). Dopo la sconfitta di Miami, il calendario della sua stagione recita: sei tornei giocati, due trionfi (Katowice e Eastbourne), una finale (Madrid) e un provvisorio quarto di finale a Wimbledon (eguagliato il risultato raggiunto nel 2011). In tre di questi sei tornei, ha incontrato Agnieszka dall’altra parte della rete.

A Madrid, le due si affrontarono in un prestigioso primo turno, nel quale la Cibulkova conduceva 6-4, 5-3, prima di finire ancora una volta sotto induzione ipnotica dell’avversaria. Esito rinviato al terzo set, in cui la slovacca si trovò inizialmente sotto di un break, ma qui scoprì la soluzione vincente. Come se avesse di fronte Medusa (il mostro mitologico, non l’animale marino, anche se le smorzate vincenti della Radwanska bruciano, e non poco), Dominika non guardò in faccia la sua avversaria, e, testa bassa e tanta corsa, finì per prevalere 6-3. Qualche giorno fa, nei quarti di finale di Eastbourne, Aga sembrava giocare con grande scioltezza. Era avanti 6-4, 3-1, ma la slovacca aveva ormai trovato l’antidoto, ed è stata lei a condurre con successo una rimonta, culminata con un altro 6-3 al terzo set.

Ieri l’ultimo capitolo della saga, sul campo numero 3 dell’All England Club. In un match spettacolare, in cui i vincenti (93) superano di gran lunga gli errori (59), le due ingaggiano il duello più estenuante della loro rivalità. La Cibulkova viaggia col vento in poppa fino al 6-3, 5-4 e servizio, decimo game nel quale ottiene un match point ai vantaggi. Gioca in spinta, incitandosi con urli vichinghi in tono crescente al protrarsi dello scambio. Ma il rovescio in cross la tradisce, e la Radwanska approfitta immediatamente dell’occasione, breakkando l’avversaria. Inutile dirvi che la polacca vince il set 7-5, tra un errore dopo l’altro della slovacca, che sembra nuovamente caduta vittima di magia nera. Nel terzo set, la Cibulkova non sfrutta cinque palle break sul 5-5, e nel game successivo sembra prossima a cadere nel burrone, sotto 6-5, 30-40. Ma salva il match point con impavido coraggio, lasciando immobile l’avversaria con un dritto vincente lungo-linea. Da qui, tre break consecutivi consegnano alla slovacca una prima opportunità non sfruttata di servire per il match, ma alla seconda, quasi piegata sulle gambe dalla fatica, la Cibulkova porta a casa l’incontro dopo 3 ore di lotta spettacolare, con l’ennesimo dritto vincente della sua partita.

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