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Wimbledon 2016, “Match of the day”: Elena Vesnina, per aspera ad astra

Elena Vesnina - Australian Open 2016 - Foto Bruno Silverii

Un “aia” dopo l’altro, Elena Vesnina è in semifinale a Wimbledon. Nota per il suo grido d’incitamento sul campo, la russa raggiunge all’alba dei 30 anni il miglior risultato della carriera, a coronamento di una stagione al momento esaltante. Da anni specializzata come giocatrice di doppio (ha vinto due prove dello Slam in coppia con la Makarova), la Vesnina ha raramente fatto parlare di sé in singolare.

Due soli titoli vinti, a Hobart e a Eastbourne, entrambi nel 2013, probabilmente l’anno migliore della sua carriera, nel quale raggiunse anche il best ranking di numero 21 del mondo. Fino a qualche giorno fa, la bionda di Leopoli non era mai andata oltre gli ottavi di uno Slam, raggiunti in Australia nel 2006 e nel 2013, e proprio a Wimbledon nel 2009, quando sconfisse Dominika Cibulkova nei sedicesimi di finale e fu eliminata dalla connazionale e omonima Elena Dementieva nel turno successivo. A distanza di 7 anni, ha superato per la prima volta l’ostacolo ottavi, sconfiggendo in un confronto fratricida l’amica e compagna di doppio Ekaterina Makarova, 9-7 al quinto set. Nei quarti di finale trova ancora Dominika Cibulkova, a sua volta reduce da uno sfiancante 9-7 al terzo contro Agnieszka Radwanska. La slovacca aveva terminato l’incontro con Aga in preda ai crampi, e con qualche difficoltà respiratoria. Contro la russa, non ha potuto opporre resistenza. Troppo potenti le accelerazioni della Vesnina da fondo, e troppo pesanti le sue gambe per prodursi nei consueti piegamenti dai quali trae la forza necessaria per sopperire ai modesti 160 cm di altezza. Anche per lei sarebbe stata la prima volta in semifinale a Wimbledon, ma poco male. Sabato è in programma il suo matrimonio, e evidentemente “s’aveva da fare”. La Vesnina ha vinto nettamente, 6-2, 6-2 in un’ora e un quarto di gioco. Non accadeva da cinque anni che una giocatrice dal ranking così basso (l’attuale numero 50 del mondo) giungesse in semifinale ai Championships (nel 2011 fu Sabine Lisicki, addirittura fuori dalle prime 100 e in tabellone grazie a una wild card).

A proposito di ranking, a testimonianza dell’annata straordinaria che sta vivendo la Vesnina, è emblematica la scalata vorticosa in classifica compiuta da inizio anno. Ha concluso un pessimo 2015 al numero 111 del mondo, tant’è che a gennaio ha dovuto giocare le qualificazioni degli Australian Open, peraltro perdendo al primo turno dalla semisconosciuta cinese Zhu. A Doha la prima svolta della stagione. Entrata in main draw passando per le qualificazioni, ha eliminato Garcia, Halep e Wozniacki, prima di arrendersi alla futura vincitrice del torneo Carla Suarez Navarro. Un mese dopo, sulla terra verde di Charleston, addirittura sette vittorie consecutive tra le ormai abitudinali qualificazioni e il tabellone principale, prima di cedere in finale a Sloane Stephens. Lentamente ha risalito la china, e al Roland Garros aveva già classifica sufficiente per entrare direttamente in main draw. Giunta la stagione sull’erba, decide di disputare un solo torneo di preparazione in vista dei Championships, a Eastbourne, dove viene sconfitta ai quarti da Karolina Pliskova. E arriva Wimbledon. Vittorie in due set con Paszek, Petkovic e Boserup, prima della citata lotta con la Makarova e del dominio sulla Cibulkova. Giovedì avrà di fronte Serena Williams nella sua prima semifinale Slam, risultato grazie al quale tornerà tra le top 30 la prossima settimana. Non male per una che era 111 del mondo appena sei mesi fa. Contro l’americana il pronostico sembra totalmente chiuso. Nei quattro precedenti, la russa non ha mai vinto un set, conquistando complessivamente 19 game. Potrebbe essere un’altra sconfitta dolorosa. Ma poco importa. Quest’edizione dei Championships rimarrà per lei ricordo indelebile. E ad ogni modo ha sempre pronto quel grido di battaglia dagli effetti lenitivi. “Aia”.

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