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VIDEO – Tennis, Claudio Panatta: “Federer il più amato di sempre. Giovani? Non ci sono. E su Sharapova…”

Claudio Panatta e Luca Fiorino - Foto Roberto Di Tondo

Il sostantivo femminile banalità sembra non appartenere minimamente al vocabolario di chi di cognome fa Panatta. In occasione dell’VIII Torneo Internazionale di Roma, torneo senior ITF di 2° grado tenutosi questa settimana presso il circolo sportivo All Round, abbiamo avuto l’occasione di intervistare Claudio Panatta, fratello di Adriano ed ex top-50 negli anni ’80. Una chiacchierata a 360 gradi in cui si è disquisito su più temi spaziando dai problemi del tennis attuale con i tanti giovani italiani ma non solo che faticano ad emergere, dal ritorno di Roger Federer a grandi livelli, sino alla wild card assegnata agli Internazionali BNL di Roma a Maria Sharapova a discapito dell’azzurra Francesca Schiavone.

Quali sono i maggiori cambiamenti che ha riscontrato nel tennis attuale rispetto a quello passato? Il livello medio dei tennisti nei primi 100 si è alzato notevolmente. Manca a suo modo di vedere un ricambio generazionale?
Trovo un cambiamento di livellamento verso l’alto in relazione all’età. Mentre qualche anno fa trovavamo tre generazioni nel circuito, ovvero giocatori più anziani, intermedi e i rincalzi, oggi questo non succede. A mio avviso è un motivo di preoccupazione per chi gestisce il circuito ATP e chi si occupa di tennis a livello giovanile. I giovani oggi non ci sono o meglio non esiste un numero considerevole di rincalzi che possano impensierire i giocatori di vertice. Ad esempio le ATP Finals di fine anno vedono quasi sempre gli stessi interpreti giocare a parte qualche riserva che entra in sostituzione di chi dà forfait. Esistono nazioni che hanno sfornato in passato fior fior di campioni, come ad esempio la Svezia, che da più di 10 anni non tira fuori più nessun tennista di livello ed era considerato un paese di riferimento per quel che concerne il tennis giovanile. Non mi limito alla sola Svezia ma vi sono tante altre nazioni che non mostrano alcun miglioramento sotto il profilo del ricambio generazionale. Vale la pena di meditare su questo e cercare di trovare delle soluzioni per migliorare.

Quali sono dunque i problemi alla base di quello che potremmo definire un “disagio”?
Il problema alla base risiede nel fatto che il tennis sia uno sport di estremo sacrificio. I giovani di oggi faticano ad accettare e a calarsi in questo sistema. I ragazzi sono abituati ad avere tutto subito e questo nel caso specifico del tennis è complicato perché bisognerebbe fare una trafila ed una gavetta notevole. Non è un problema italiano ma mondiale. L’Italia ad onor del vero negli ultimi anni, specialmente a livello femminile, ha dimostrato di avere un ottimo gruppo. Quel che preoccupa è il futuro. Bisogna capire cosa i vari paesi faranno per invertire questo trend. Ormai basta guardare le classifiche, a parte Dominic Thiem o Nick Kyrgios nei giovani rincalzi non ho visto molte qualità. Se pensiamo che Roger Federer gioca da più di 16 anni e Nadal da 15 a livello dei primi 5 del mondo ci rendiamo conto che non c’è un ricambio. Federer e Nadal primi nella race? Sicuramente è dovuto al fatto che gli altri non stanno giocando o non sono nelle condizioni di competere con loro. La dimostrazione è che come quei 3-4 che erano avanti a loro calano repentinamente, Federer e Nadal ritornino al vertice perché il loro rendimento è quasi sempre regolare.

Quanto appeal perderà il Foro Italico con l’assenza di Roger Federer?
Senza Roger Federer gli Internazionali BNL di Roma perdono tantissimo perché il pubblico italiano è innamorato dello svizzero. Tutte le persone con cui parlo lo amano soprattutto dall’inizio di quest’anno. È un ragazzo che si fa voler bene, c’è poco da fare. È l’unico giocatore che ti fa emozionare quando è in campo. Durante le premiazioni ha un modo di parlare coinvolgente. È l’emblema di cosa significhi essere un campione. Mancando lui manca un tassello importante del tennis mondiale.

Spesso si accostano giocatori di epoche differenti provando a stabilire chi sia il migliore di tutti i tempi. Qual è il suo pensiero a riguardo?
Non mi piace confrontare giocatori di epoche diverse. Quando ci sono più generazioni di differenza non si possono fare paragoni se non ci sono scontri diretti. Per me valgono solamente i risultati. Il tennis fortunatamente è uno sport meritocratico: chi vince è il più forte. Per avere questo riscontro bisognerebbe avere degli scontri diretti ma per motivi anagrafici non si possono fare. Non si può stilare una classifica del migliore di tutti i tempi. Sicuramente Roger Federer è il giocatore più ben voluto e ammirato di tutti i tempi e si può affermare che è stato il campione più forte di un’epoca. Questo sì. Poi è anche vero che ci sono stati momenti in cui Rafael Nadal è stato per un lungo periodo nettamente superiore all’elvetico così come Novak Djokovic e quindi ci riallacciamo al discorso di prima: se gli altri calano lui ritorna su.

Abbiamo parlato di tennis maschile soffermiamoci su quello femminile. A parte Serena Williams qualcuno storce il naso a vedere Angelique Kerber numero uno del mondo. Come se lo spiega?
Il tennis femminile avrà difficoltà a trovare una nuova Serena Williams perché è una giocatrice tuttora pazzesca. Rispetto alle altre ha un’intensità e una forza fisica che non può essere paragonata alla Kerber o alla Wozniacki. Quando disponi di una potenza fisica di quel tipo molto vicina ad un uomo si è avvantaggiati. Potrebbe giocare anche con i maschi. Per trovare un’atleta simile nel tennis ci vorrebbe un colpo di fortuna, sarebbe come vincere al Superenalotto. Speriamo che esca presto perché sia al maschile che al femminile per chi organizza tornei e investe tanti soldi c’è sempre la necessità di nuovi ricambi per allungare la vita del circuito.

Si è parlato molto in questi giorni della wild card degli Internazionali BNL d’Italia concessa a Maria Sharapova dopo la squalifica per doping. A farne le spese sarà proprio Francesca Schiavone, una campionessa che ha dato tanto al tennis italiano ma non solo. Qual è il suo pensiero?
Ti posso raccontare un aneddoto. Molti anni fa organizzai un torneo challenger sempre in questa zona. Diedi una wild card ad un giocatore italiano penalizzando un certo Marcelo Rios. Litigai col suo manager e l’entourage perché riservai quell’invito ad un italiano piuttosto che a un ex numero uno del mondo di un altro paese. Penso di averti risposto lo stesso.

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