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Tennis, John McEnroe: “Serena Williams? Nella classifica maschile sarebbe 700ª”

John McEnroe, foto Ray Giubilo

John McEnroe torna a far parlare di sè dopo le critiche mosse al numero uno del mondo Andy Murray e questa volta ha espresso la sua opinione in un’intervista alla Npr, emittente radiofonica, su Serena Williams. La tennista statunitense, ora in pausa dai tornei ufficiali visto che è in attesa del primo figlio, ha 35 anni e ha conquistato ben 23 titoli Slam nella sua carriera ma secondo McEnroe la campionessa non sarebbe in grado di sostenere il ritmo di gioco del circuito maschile: “Serena è la miglior tennista della storia anche se sarebbe intorno alla 700ª posizione della classifica mondiale se disputasse il circuito maschile”.

Si è parlato spesso infatti di come con la sua forza fisica e mentale la Williams potesse essere in grado di tenere il ritmo degli uomini: “Serena è una giocatrice straordinaria; penso che in un singolo match possa battere numerosi professionisti, perché dispone di un’incredibile forza mentale. Se dovesse giocare tutti i giorni nel circuito Atp però sarebbe tutta un’altra storia”.

La risposta di Serena Williams non si è fatta attendere e infatti la tennista ha risposto attraverso il suo profilo ufficiale twitter dichiarando il suo apprezzamento e il suo rispetto per l’ex tennista statunitense ma chiedendo a sua volta rispetto della sua privacy visto che sta vivendo un momento importante della sua vita personale. Serena ha poi chiuso con un deciso ‘Good day sir’, ecco i tweet:

Nell’intervista radiofonica McEnroe ha commentato anche la nuova collaborazione tra Novak Djokovic e Andre Agassi per quanto riguarda il torneo di Wimbledon dicendo che “Sulla carta è una bella cosa se hai dalla tua parte Andre Agassi” ma che per il tennista serbo sarebbe importante che “potessero lavorare insieme per almeno un mese, allora la situazione cambierebbe del tutto”.

Le critiche sono rivolte anche all’ex giocatore spagnolo Pepe Imaz, chiamato nello staff di Djokovic per migliorare la condizione mentale in vista della seconda parte di 2017: “Dal punto di vista emotivo, forse Djokovic aveva bisogno di qualcuno che gli desse un sacco di abbracci, ma questo non necessariamente poi si tramuta nel killer instinct. Certo, non vuol dire nemmeno che tu lo debba perdere, ma è difficile essere in una situazione in cui è tutto peace and love e poi entrare in campo con l’idea di calpestare il tuo avversario”.

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