Editoriali

Novak Djokovic: da Parigi a… Parigi. Analizziamo la crisi del campione serbo

Novak Djokovic - Foto Antonio Fraioli

Il più grande esponente del tennis serbo di tutti i tempi sembra caduto in una crisi senza fine, come testimoniano i risultati che ormai da un anno a questa parte non arrivano. Noi abbiamo provato ad analizzare questo periodo di insuccessi del campione di Belgrado, traendo qualche spunto interessante.

Esattamente dodici mesi fa, Novak Djokovic otteneva il suo primo (e al momento unico) successo al Roland Garros, entrando ancor di più nella storia del tennis ottenendo il “carrer grand slam” che prima di lui solo altri 7 tennisti erano stati in grado fare. In quel momento, con tutta probabilità, il tennista serbo è stato all’apice della sua carriera, nessun avversario sembrava poterlo nemmeno impensierire. Ma da quel momento in poi, l’ex n1 ATP per 122 settimane consecutive ha subito un inspiegabile involuzione.

Il dibattito sul perché il campione serbo abbia subito tale decadimento attanaglia tutti gli amanti di questo sport, creando così diversi pensieri su questo argomento. Il serbo nell’ultimo anno solare ha vinto solamente 3 titoli ATP (Open di Francia, Masters 1000 di Toronto e l’Atp 250 di Doha), se consideriamo che negli ultimi anni questi titoli riusciva ad ottenerli in poche settimane si può parlare di certamente di crisi di risultati, ma non solo. Il linguaggio del corpo del serbo nel periodo recente appare sempre più spento, quasi rassegnato alla prima difficoltà.

Inoltre anche le caratteristiche tecniche (il suo rovescio impressionante, oppure i recuperi in spaccata all’apparenza impossibili) che fin dagli albori della sua carriera lo avevano contraddistinto sono venuti a mancare nei momenti decisivi. Oggettivamente nessuno, men che meno uno dei giocatori più vincenti della storia del tennis, può dimenticarsi i fondamentali di uno sport che pratica fin dall’età infantile. Djokovic ha provato a darsi una scossa, infatti al termine del Masters 1000 di Londra ha licenziato la maggior parte del suo staff e il suo storico coach Boris Becker, ma con tutta probabilità gli scarsi risultati ottenuti da Nole nell’ultimo anno più che per una questione tecnico-tattica sono dovuti a problemi extra campo, che lo hanno condizionato psicologicamente compromettendo probabilmente quello che nel tennis è l’aspetto fondamentale, ovvero quello mentale. Infatti nonostante il cambio di staff tecnico i risultati non sono arrivati ugualmente.

Molti sostengono che alla base di questo crollo del nativo di Belgrado ci sia un periodo di scoramento nel rapporto con sua moglie Jelena, lui però ha sempre prontamente smentito questa ipotesi, ricordando che tra pochi mesi la stessa Jelena darà alla luce il loro secondo figlio. Altri sostengono che con la vittoria dell’Open di Francia del 2016 Djokovic abbia raggiunto l’ultimo obiettivo che poteva raggiungere nella sua carriera, provocando così una crisi dovuta alla mancanza di stimoli.

Oggettivamente quest’ultima opzione sembra quella più appetibile, come lui stesso ha confermato dopo la sconfitta subita ieri per mano di Dominic Thiem: “Può essere una mancanza di stimoli, pensavo di giocare solo Wimbledon dopo il Roland Garros ma non escludo nulla. Potrei prendermi una pausa di riflessione”.

La stessa pausa che Nole sembra voler fare sembra la soluzione più giusta per lui, per trovare nuovi stimoli ma anche per ricaricare ancora e probabilmente definitivamente le batterie, per tornare il giocatore dei record. Novak Djokovic da Parigi… a Parigi, 365 giorni dopo e un giocatore completamente, quasi inspiegabilmente, opposto.

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