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Tennis, Sergio Giorgi: “Camila sta lavorando sull’aspetto mentale. Roma? Non giocherà”

Camila Giorgi - Foto Ray Giubilo

Lele Mora, la famiglia Giorgi, papà Sergio, Camila e la Fit. In questi ultimi mesi, quando si parla della maceratese, gli argomenti si inseguono a suon di intrighi, rebus e domande senza risposta. Verrà ricucito lo strappo tra i Giorgi e la federazione? Che ruolo avrà Lele Mora? Tra tanti argomenti sembra però mancare quello più importante: il tennis. Che stagione sarà per Camila Giorgi? Come si è preparata a un 2017 di pronto riscatto? Per rispondere a queste e altre domande Sportface.it ha avuto la possibilità di intervistare in esclusiva Sergio Giorgi, padre e allenatore di Camila Giorgi.

Sergio, cosa possiamo dire della collaborazione con Lele Mora?
“Direi nulla. Proprio in questo momento mi sto recando a Milano per incontrarlo e per parlarci, ma per adesso preferisco non espormi in alcun modo sull’argomento. A breve ne saprete sicuramente di più…”.

E sul rapporto con la federazione?
“Preferirei discutere di tennis, perché anche sotto questo punto di vista gli avvocati parlano e non posso quindi dire molto”.

Come sta Camila? A Shenzhen è arrivata la prima semifinale dell’anno e contro la Bacsinszky a Melbourne ha disputato un buon match…
“In questo momento dobbiamo lavorare molto sull’aspetto mentale, perché a tennis sta giocando molto bene. Sono molto soddisfatto del lavoro svolto nella off-season a Calenzano presso ‘Professione Tennis’. Abbiamo deciso di investire sulla preparazione atletica con Andrea Castellani”.

Ma Castellani non lavorava nel calcio?
“Si, è proprio lui. Ha lavorato per anni nel calcio e ha scritto anche un libro (“Il Portiere Moderno”, ndr), ma ha un metodo che a me piace moltissimo. Camila adesso si allena tanto su equilibrio, coordinazione, stabilità e stiamo cercando, lavorando sul servizio, di trovare maggiore scioltezza nel movimento. Non è un caso che stia servendo meglio e limitando i doppi falli, soprattutto grazie a un più sicuro kick”.

Non sarai quindi più tu a seguirla atleticamente?
“Esatto. È stata una scelta che mi ha anche permesso di staccarmi un po’ da Camila, per non vivere costantemente insieme ogni giornata di lavoro. So che la gente non crede al fatto che Camila abbia tanta libertà, ma la realtà è che io cerco di darle tutto lo spazio di cui ha bisogno e anche quello che non sembra volersi prendere”.

Spiegati meglio…
“Lo scorso anno è stato davvero difficile per Camila, tennisticamente e non. I problemi occorsi a Marsiglia con la Fit, ma non solo, le hanno tolto serenità. A fine anno le ho detto: ‘Cami, prendi le tua amiche e parti, viaggia, divertiti, non pensare a nulla’. Sono state negli Stati Uniti, poi a Parigi, quindi ancora in Italia e sono certo che le abbia fatto bene”.

A dispetto di quanto si dice dunque sul fatto che Camila sia quasi una “schiava” di un padre padrone…
“Io ho sempre fatto parlare tutti, anche quelli, giornalisti o meno, che non ci conoscono affatto. Accetto ogni tipo di critica, anche perché molto sono sensate e hanno certamente un fondo di verità. Ma quando iniziano ad insultare Camila non ci vedo più. Lei non ha mai detto una parola contro nessuno, non riesco a capire l’odio che a volte le viene buttato addosso”.

Quali critiche pensi siano più giuste nei tuoi confronti?
“So bene, ad esempio, che durante le partite sono molto nervoso. È ovvio che ciò non sia esattamente un aspetto positivo. Ho anche pensato di farmi affiancare a livello di coaching…”.

Hai cercato un nuovo coach per Camila?
“Non esattamente, ma quando le cose non vanno bene bisogna porsi delle domande. E l’idea di lavorare insieme a un coach mi è passata per la testa. Ho parlato con alcuni allenatori, come ad esempio Franco Davin, prima che iniziasse la collaborazione con Fognini, ma Camila non ha intenzione di affidarsi ad altri allenatori. È lei la giocatrice, è lei che alla fine deve decidere. Non si fida di nessuno”.

Comprensibile, ma non credi sia troppo rigida?
“Si, è troppo rigida nel tennis e anche nella vita, ma sta migliorando tanto sotto questo aspetto”.

A fine 2016, dopo un’annata così negativa, cosa vi siete detti?
“La prima domanda che ho posto a mia figlia, vedendola anche con meno motivazioni rispetto al passato, è stata: ‘vuoi continuare a giocare a tennis?’. E lei mia ha risposto senza indugi: ‘certo’. Sono contento perché adesso lei è serena, gioca meglio e penso possa fare un bel salto di qualità in questa stagione. Non parlo di classifica, ma proprio di livello e di continuità. Il ranking ne sarà diretta conseguenza. Non a caso abbiamo svolto credo la miglior preparazione fisica da quando è entrata nel circuito”.

Cosa manca dunque per il salto di qualità auspicato?
“Mentalmente deve crescere tanto, ma ci stiamo lavorando e i miglioramenti sono evidenti. Un esempio? Negli anni passati non le si poteva parlare il giorno in cui aveva perso e anche in allenamento non riusciva, in quei momenti, a dare il 100%. Adesso il suo atteggiamento è profondamente cambiato in meglio. La sconfitta non deve mai essere un dramma e finalmente lo sta capendo. Anzi, deve essere sempre un momento di crescita. La sconfitta con la Bacsinszky deve rappresentare un tesoro da cui prendere ispirazione per non commettere più, in futuro, gli stessi errori”.

Tornando per un momento alla preparazione atletica. Niente più allenamenti legati al pugilato?
“Assolutamente sì. Camila ha lavorato per tre settimane in maniera molto intensa con Ivano Biagi, istruttore presso la Boxing Club Calenzano ed ex campione italiano dei super medi”.

E il lavoro in campo?
“Ho cercato alcuni buoni sparring, come Adelchi Virgili e suo fratello Augusto oppure Matteo Trevisan. Su cosa abbiamo insistito? Sicuramente sul servizio, cercando di rendere il movimento meno rigido e dando a Camila maggiore sicurezza, così da avere punti di riferimento nei punti importanti soprattutto grazie al kick. In risposta le cose stanno migliorando, ma ancora ci sono lacune da colmare”.

Non parliamo del rapporto con la Fit, ma del nuovo capitano di Fed Cup Tathiana Garbin. Avete avuto modo di parlare?
“Non credo Garbin e Camila abbiano parlato, ma ho detto a mia figlia che se il capitano vorrà parlarle lei dovrà acconsentire. Camila mi ha detto che la Garbin ha seguito il suo match a Melbourne ma, realmente, non so nulla di più”.

Dopo quello che è successo com’è il vostro rapporto con le altre tenniste azzurre?
“Io e Camila abbiamo avuto problemi con lo staff e con i dirigenti della Fit, ma non con le ragazze. Io ho discusso con la Schiavone una volta, ma se mi si chiede di parlare di Knapp, Errani, Vinci, Pennetta, io non posso che esprimermi in maniera positiva. Magari non sarò un amante del tennis di Sara, ma trovo che il suo essere arrivata al numero 5 del mondo sia un traguardo straordinario di fronte al quale tutti gli italiani dovrebbero alzarsi e applaudire. Stessa cosa dicasi per Roberta, come si fa a criticare queste ragazze? Ripeto, può non piacere lo stile di gioco, ma a parlare sono i risultati”.

Torniamo infine sul tennis. Programmazione?
“Qualificazioni a San Pietroburgo e poi ancora tabellone cadetto a Doha e Dubai. Ovviamente sarà poi la volta di Indian Wells e Miami. Su terra Camila giocherà Praga, dove spero proprio che sarà in main draw, prima del Roland Garros. L’anno scorso sull’erba andò molto male, mentre quest’anno punteremo tantissimo su quelle settimane e ovviamente su Wimbledon, perché Camila su erba può fare grandissime cose”.

E Roma?
“No, a Roma non veniamo”.

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