Editoriali

La forza dell’umiltà: Nadia e Dada

Nadia Fanchini e Daniela Merighetti - Foto Alessandro Trovati/Pentaphoto

Nello sport si vince, si perde, si cade e ci si rialza. Semplici e scontate queste quattro parole e qualcuno può addirittura pensare che rappresentino il dovere di un atleta professionista. Ma pochi sanno quanto sudore e quante lacrime vengono versate per riuscire a rialzarsi e tornare vincenti. Sabato le due azzurre Nadia “Nikky” Fanchini e Daniela “Dada” Merighetti sono salite sul podio sorprendendo tutti, commuovendo molti. Sul filo della lamina questa volta vi vuole parlare di loro, raccontarvi chi sono queste due atlete, due campionesse, due guerriere e non meno due grandi donne, viste dagli occhi di una loro vecchia compagna di squadra.

Tutti conoscono gli strepitosi risultati che ha ottenuto Nadia in più discipline. Tutti sanno quanti infortuni ha subito nella sua carriera. Molti hanno notato il suo talento e la sua tecnica strepitosa. Ma pochi sanno quanto dolore abbia sopportato e quanto le sue ginocchia la facciano soffrire. Nonostante ciò non si è mai tirata indietro, non si è mai lamentata, non ha mai usato i suoi infortuni come scuse quando non arrivavano i risultati attesi. Ma lei ha sofferto veramente: troppi infortuni alle spalle, troppo martoriate le sue ginocchia per potersi allenare in pace negli ultimi anni. Quando ci si fa male sciando bisogna lavorare mesi e mesi per ritrovare la forma fisica, ma soprattutto la fiducia e il coraggio di ributtarsi in pista sfidando i propri limiti. Tutto è più complicato se il dolore è ancora presente quando si arriva al cancelletto: quel dolore ti rievoca inevitabilmente il pensiero dell’incidente e ti ricorda che basta un piccolo errore per incorrere nuovamente in un infortunio e in tutto il calvario che ne consegue. La vera forza degli atleti si vede proprio in questo momento, nell’incredibile audacia che dimostrano nel provarci un’altra volta. E che dire: se sono capaci di tornare vincenti il coraggio si trasforma in vero eroismo e la vittoria non è più il solo superamento degli avversari, ma anche di se stessi, delle proprie paure e di tutte le misteriose sfortune. Nikky ha fatto tutto questo, più volte nelle ultime stagioni. In una persona straordinariamente umile, estremamente sensibile, c’è una forza immensa che le ha permesso di tornare ad essere la numero uno al mondo.

Non meno complimenti vanno spesi nei confronti della fantastica Dada Merighetti, che negli ultimi anni si è dovuta confrontare con una sorte altrettanto poco clemente. Un podio olimpico mancato per un soffio e una miriade di infortuni non hanno fermato la sua tenacia, ma hanno rafforzato gli artigli di una leonessa (così si definisce lei stessa) che ha saputo tener duro fino a 34 anni. Una vera caposquadra, un riferimento per tutte le atlete ed è senz’altro merito suo se oggi la squadra delle velociste italiane è così forte. Era il 2006 quando sono stata convocata per la mia prima discesa libera di Coppa del Mondo: ero entusiasta, ma allo stesso tempo mi sentivo spaesata, catapultata improvvisamente in quel grande mondo dello sci che avevo visto solo in televisione; Dada si è mostrata subito disponibile ad aiutarmi e a consigliarmi. Lei era già un’atleta esperta, aveva in precedenza conquistato un podio, seppure nelle discipline tecniche, ed io cercavo di imparare tutto il possibile osservando i suoi comportamenti, ascoltando ogni sua parola. Si pensa spesso che gli atleti degli sport individuali siano atleti egoisti e che i compagni di squadra siano solo degli avversari. Ma Dada mi ha presa per mano come una sorella: anche se doveva pensare a se stessa, alle sue gare e alle sue prestazioni, era sempre pronta ad ascoltarmi, a consolarmi, a motivarmi e a darmi suggerimenti. I tifosi amano Dada per la sua determinazione, ma il suo altruismo e la sua capacità di essere un riferimento per tutta la squadra restano invisibili; eppure lei ha sempre messo la sua esperienza a disposizione di tutte.

Abbiamo tifato Dada per tanti anni, è davvero triste il pensiero di non poterla rivedere più al cancelletto dalla prossima stagione. Ci mancherà vedere la sua grinta nelle discese e alla squadra azzurra mancherà una colonna portante. Ma intanto ha coronato la sua ultima stagione con un bellissimo podio e rivedere il suo sorriso è una gioia immensa per tutti i tifosi. Sabato l’Italia ha portato a casa un primo e un terzo posto che valgono mille sacrifici, un’immensa caparbietà e un’infinità di emozioni. Dietro ad ogni successo sportivo ci sono sempre dei sacrifici, ma queste due ragazze ne hanno sopportati davvero troppi. Siamo fieri che a rappresentare l’Italia ci siano ai vertici della classifica due campionesse così, due splendide persone che attraverso lo sport dimostrano al mondo intero come si possano superare le difficoltà: quando tutto sembra perduto, quando molti non ti danno più niente, ma quando dentro di sé si ha la forza e quando volere è potere, allora è lì che si vince davvero.

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