Rio 2016

Rio 2016, la crisi dell’intelligence brasiliana

Rio 2016 - Manifestazione - Foto Oteri/Sportface

Un momento di piena crisi istituzionale, operativa e non solo. L’ABIN, l’agenzia brasiliana d’intelligence, è chiamata ad attraversare una situazione di gran difficoltà a due mesi dall’ Olimpiade di Rio de Janeiro. L’istituzione, chiamata a coordinare le azioni di anti-terrorismo sul territorio nazionale, vive una fase complicata ai vertici. “L’ABIN – spiega all’Italpress il Tenente Colonnello dell’Esercito Andre’ Soares, nei servizi segreti da 30 anni come ex agente ed ex ufficiale d’intelligence del Gabinetto di Sicurezza Istituzionale – non possiede le condizioni per salvaguardare lo Stato Brasiliano o i Giochi Olimpici contro reali azioni di terrorismo internazionale, pianificate da “terroristi indipendenti”, siano essi nazionali o stranieri. L’ABIN, per la sua palese inefficienza, gode di una pessima reputazione nell’ambito internazionale dei servizi”.

L’intelligence, al contrario, afferma di essere preparato per la sfida verdeoro: “Il Brasile e’ pronto, con procedimenti e protocolli necessari. Il Paese – si legge nel Piano di Sicurezza – ha acquisito competenze nella sicurezza dei grandi eventi, attraverso un’azione integrata fra Ministero della Giustizia, Ministero della Difesa, governi statali e municipali. Un’integrazione testata nei Giochi Panamericani del 2007, nei Giochi Mondiali Militari (2011), nella Conferenza Rio +20 (2012); nella Confederations Cup e nella Giornata Mondiale della Gioventù (2013) e durante la Coppa del Mondo (2014)”.  I Giochi Olimpici, pero’, sono l’impegno più difficile. L’intelligence dovrà garantire la sicurezza di: 15.000 atleti di 206 paesi, un pubblico stimato di 7,5 milioni di persone negli impianti, 500.000 turisti, 50.000 volontari, 14.000 professionisti del settore, circa 25.000 giornalisti e 100 dignitari. Michel Temer, presidente ad interim a causa della sospensione di Dilma Rousseff per impeachment, appena assunto l’incarico, ha disposto il ritorno dell’intelligence sotto la supervisione del Gabinetto di Sicurezza Istituzionale. Una scelta che ha indispettito i vertici, poiché, a loro parere, il ritorno sotto il comando militare rappresenterebbe una perdita d’autonomia. Wilson Roberto Trezza, direttore in carica da 8 anni, in disaccordo con il provvedimento, ha presentato le sue dimissioni al generale Sergio Etchegoyen. L’intenzione iniziale era che rimanesse in carica fino alla fine delle Olimpiadi, per garantire continuità operativa, ma il cambio potrebbe avvenire anche prima di agosto. Inoltre, nelle ultime settimane, la rivista Veja ha rivelato che l’ABIN avrebbe sospeso le proprie collaborazioni con le autorità straniere. La notizia e’ stata smentita tramite comunicato ufficiale: “L’Agenzia coopera con piu’ di 80 servizi stranieri, molti dei quali hanno gia’ confermato la loro partecipazione al Centro d’Intelligence dei servizi stranieri (CISE)”. Secondo il Tenente Andre’ Soares “la notizia pubblicata e’ verosimile, mentre il comunicato copre la realtà. Le agenzie straniere dimostrano sempre grande interesse per lo scambio d’informazioni, ma e’ la stessa ABIN a ostacolare il procedimento perché non e’ in grado di fornire un lavoro di qualità. Le relazioni con i servizi dei paesi più sviluppati sono sempre state le peggiori possibili”.

Il livello d’allerta contro gli attacchi terroristici e’ stato da poco aumentato, ma la decisione non è legata a pericoli imminenti, come confermato da fonti interne dell’ABIN. Finora, il Ministero della Giustizia ha investito circa 375 milioni di euro per la sicurezza nei grandi eventi, mentre la Difesa ha a disposizione di un budget di 176 milioni. Il contingente utilizzato durante i Giochi sarà composto da 85 mila uomini: 47 mila provenienti dalla sicurezza pubblica, 38 mila dalle Forze Armate.

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