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ESCLUSIVA – Pattinaggio, Cappellini-Lanotte: “Ci divertiamo ancora tanto, perché smettere?”

Anna Cappellini Luca Lanotte - Foto Sportface

Se la loro storia sportiva dovesse diventare un film, nella colonna sonora non potrebbe mancare Il barbiere di Siviglia. Saitama 2014, campionato del mondo di pattinaggio di figura. Anna Cappellini e Luca Lanotte, comasca lei, milanese lui, si conoscono dal 2001, fanno coppia sul ghiaccio da 9 anni e arrivano in Giappone sereni e senza pretese, nonostante il recente oro europeo al collo. Non sanno che, di lì a poco, riscriveranno la storia italiana dell’ice dance, spingendosi fin dove solo Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio avevano osato sul finire degli anni ’90, facendo incetta di premi e riconoscimenti e diventando pure ambasciatori di Expo. Lì è successo davvero l’inaspettato – raccontano al termine di una sessione di allenamento al Mediolanum Forum di Assago, poco prima della partenza per il mondiale di Helsinki che prende il via mercoledì –  siamo partiti molto tranquilli, non ci aspettavamo la vittoria e abbiamo fatto tutto a cuor leggero. Questo ci ha fatto gareggiare meglio, perché ci siamo concentrati solo sulla performance, al di là del risultato. Da allora abbiamo capito che quello è il modo giusto per scendere sul ghiaccio. Prima vengono i 4 minuti, poi il punteggio. Mai invertire quest’ordine”.

Saitama ospiterà nuovamente i mondiali nel 2019 e l’idea di tornare “sul luogo del delitto” tenta non poco la coppia delle Fiamme Azzurre allenata da Paola Mezzadri, nonostante voci insistenti li vogliano in fase di ritiro dopo le Olimpiadi e i Mondiali milanesi del 2018. “La prospettiva ci alletta – annuncia Anna – ma è ancora presto per qualunque decisione. Dopo le Olimpiadi faremo i nostri conti, ma lì abbiamo davvero lasciato il cuore”. “Non appena ci saremo messi alle spalle i Mondiali di Milano – aggiunge Luca – ci guarderemo negli occhi, prima da soli e poi con il nostro team, e ne parleremo. L’età comunque c’è, la carriera pure, siamo assolutamente fieri del lavoro fatto e dei risultati conseguiti, che sono andati ben oltre i nostri sogni da adolescenti. Siamo pronti sia a fermarci che ad andare avanti”.

Ma la signora Mezzadri ha annunciato che dopo l’Olimpiade si ritira…
“E’ vero, ma lei è molto legata a noi e siamo sicuri che se dopo i Giochi ci dovessimo rendere conto di avere ancora qualcosa da dare e da dire lei non ci lascerebbe soli, rimarrebbe al nostro fianco. Facciamo, comunque, un passo alla volta, e pensiamo solo ai mondiali”.

Concentriamoci, quindi sulla Hartwall Arena di Helsinki, dove il gotha del pattinaggio mondiale sta confluendo per la competizione che servirà a stabilire chi saranno i primi a staccare il biglietto per Peyongchang. Ad alzare il sipario, mercoledì, saranno le donne e le coppie di artistico, giovedì spazio agli uomini al libero delle coppie, venerdì finalmente toccherà alla danza e al free skating delle donne, Anna e Luca torneranno poi a gareggiare sabato insieme agli uomini.

“La stagione non è stata semplicissima – spiega Anna –  ci sono stati alti e bassi, gare abbastanza complicate e l’abbiamo presa come una fase di passaggio per cercare di migliorare noi stessi. Stessa cosa vale per il mondiale, che consideriamo una tappa verso l’anno olimpico. Abbiamo cercato di tirar fuori l’anima dai nostri programmi e, se riusciremo a pattinarli al meglio delle nostre capacità, il podio sarà il risultato più naturale”.

Rispetto all’Europeo sono state apportate modifiche?
Luca: “Abbiamo fatto dei piccoli cambiamenti in un paio di passaggi nella parte finale del libero per renderlo più fluido, veloce e coinvolgente. Al termine di un programma sei stanco, ma devi comunque trovare la forza di far vedere il meglio perché è la parte che più rimane negli occhi dello spettatore e dei giudici”.

Insieme da 12 anni, in pratica siete cresciuti insieme. Come si è evoluto il vostro rapporto?
Anna: “E’ diventato quasi familiare, ma alla base c’è un grande rispetto reciproco per i nostri spazi. Siamo sempre in giro per il mondo e ci divertiamo molto insieme, ma quando siamo liberi dagli impegni difficilmente ci vediamo. Sappiamo, però, che se uno ha bisogno l’altro c’è sempre, sia nei momenti belli che in quelli più delicati o problematici. Siamo consapevoli del fatto che, qualunque sia la difficoltà, i nostri pilastri sono la famiglia, la Fisg e le Fiamme Azzurre”.

La vostra forza come coppia, invece, qual è?
Luca: “Siamo complementari e complici, abbiamo e creiamo pathos, dove non arrivo io arriva lei e viceversa, anche a livello caratteriale. Lei è molto brava ad organizzare tutto, io sono negato. Anche in preparazione di una gara lei è molto pignola, io sono un po’ più approssimativo”.
Anna: “Lui è bravo a sdrammatizzare e a ridere del momento, è impulsivo; io, invece, spacco il capello in 4, mi prendo troppo sul serio, mi preoccupo e mi faccio carico di tutto. Ogni capitolo bello e brutto di questa lunga avventura ci ha fatto conoscere aspetti nuovi l’uno dell’altro e ci ha arricchito. Abbiamo fatto un grande lavoro su di noi e sulla comunicazione”.

Le musiche dei programmi di quest’anno chi le ha volute?
Anna: “Sono partite entrambe da un’idea di Luca, che durante una vacanza si è innamorato del musical Jersey Boys, a New York. Ha insistito perché andassi a vederlo e anche a me è piaciuto molto. Stessa cosa per il libero, è stata un’ispirazione che ha avuto Luca durante una tournee di esibizioni, sebbene le musiche di Charlie Chaplin fossero da anni nella rosa di quelle che potevano essere adatte per noi”.

Ma dopo tanti anni sul ghiaccio e tanti sacrifici, l’amore per questo sport è sempre lo stesso?
Anna: “E’ cambiata la prospettiva, una volta vedevamo la strada tutta in salita, volevamo ottenere determinate cose e lottare per esse. Poi è arrivata la fase del miglioramento e del superamento dei limiti. Adesso guardiamo dall’alto quella montagna, abbiamo una visione più ampia che include sia le cose belle che quelle difficili. Abbiamo imparato tantissimo e la maggior parte del lavoro è ormai alle spalle, ma la passione resta immutata”.
Luca: “L’amore è rimasto uguale, mi diverto esattamente come 15 anni fa. In fondo, ho iniziato proprio perché mi divertivo. Certo, sono cambiati il metodo, l’approccio e la maturità, ma un esercizio, per quanto difficile a livello tecnico, ti deve divertire farlo perché i giudici e il pubblico percepiscono tutto”.

Vi riporto un attimo agli europei di Ostrava, con quella detrazione a 4 ore dallo short. A distanza di qualche mese, che idea vi siete fatti?
Luca: “Abbiamo visto il video della gara e l’errore c’era, è fuor di dubbio. E’ discutibile il modo in cui tutta la vicenda è stata affrontata. Chiaramente la delusione è stata dovuta al fatto di aver visto andare via una medaglia d’oro, anche se non pensiamo che questo abbia pregiudicato più di tanto l’andamento del libero”.
Anna: “E’ vero che è stata una situazione strana, ma siamo atleti navigati e cerchiamo di non farci mai condizionare o abbattere. E’ stato un peccato solo che l’errore non sia stato colto subito dalla giuria”.

La ‘lotta’ al vertice con Papadakis/Cizeron. Come la vivete?
Anna: “Io non parlerei di lotta perché noi stessi siamo loro grandi estimatori. Gabriella e Guillame sono due atleti eccezionali, con qualità incredibili nonostante la giovanissima età e quando hanno vinto il mondiale a Shanghai, nel 2015, sono stata contenta per loro perché sono stati davvero i migliori. Pattinare dopo di loro in quell’occasione non è stato facile, eravamo terzi dopo lo short e loro quarti, ma avevano fatto così per tutta la stagione, recuperando nel secondo segmento di gara dove sono davvero fortissimi. La nostra vera sfida non è con loro, ma con noi stessi. Gli anni passano, le coppie cambiano, devi migliorare per te stesso non per sfidare gli altri”.
Luca: “Papadakis / Cizeron sono molto fluidi, hanno una morbidezza e linee incredibili, sono due alieni che ti fanno entrare nella loro bolla emozionale. Noi, invece, ti tiriamo dentro al nostro mondo con interpretazioni plateali, teatrali, mimiche”.

Ma è una dote naturale o avete studiato recitazione?
Luca: “Assolutamente naturale, non abbiamo mai fatto teatro, siamo due attori che si sono formati col vecchio sistema di punteggio, e adesso che il pattinaggio ha preso una piega più acrobatica e atletica ci è rimasta quell’impronta. Gabriella e Guillame, invece, appartengono alle nuove generazioni e hanno uno stile moderno che passa attraverso tutto il corpo. E’ inutile rincorrerli, già in molti li imitano ma nessuna coppia riesce ad eguagliarli”.

Torniamo alla vostra storica allenatrice, Paola Mezzadri. Come la definireste e che tipo di rapporto vi lega a lei?
Luca: “Paola è un un’ispiratrice artistica, è istinto, ti dice come ti vorrebbe vedere in un determinato programma, che tipo di sentimento creare in pista (che è il nostro forte) e poi, per la parte tecnica, si affida a Maurizio Margaglio, a Roberto Pelizzola, a Massimo Scali, che è il mix perfetto fra tecnico e artistico e per la parte coreografica a Corrado Giordani”.
Anna: “Paola è una mamma sul ghiaccio, è quella che ci dà il là, che ci sostiene, è la persona che vuoi aver al tuo fianco in gara, perché ispira una forza incredibile, una tranquillità pazzesca, è insuperabile”.

Per lo short dell’anno prossimo arrivano i latino americani. E’ una scelta che vi entusiasma?
“Tantissimo. Abbiamo iniziato con i latini e finiremo (se finiremo!) con i latini, che sono molto interpretativi, energici, divertenti. L’anno scorso col valzer lo short era più lento e non ce lo sentivamo molto, quest’anno con lo swing è andata già molto meglio ma l’anno prossimo coi latini sarà il top”.

Quale pensate che debba essere il quid in più nei vostri nuovi programmi per puntare alla medaglia in Corea?
“Ci piacerebbe un programma che, sin dalle prime note, è capace di creare una connessione con il nostro Paese, anche perché subito dopo avremo i mondiali in casa e sarebbe molto bello, non solo per noi ma anche per il pubblico, un qualcosa che appena la musica parte lo senti tuo, ti carica, ti fa pensare “Ok, sono qui per portare in alto il tricolore!”.

Stagione ormai agli sgoccioli, come si ricomincia dopo?
“Poca vacanza, già in primavera si devono mettere su dal nulla i nuovi programmi, si deve studiare l’obbligatorio, iniziare a lavorare ai sollevamenti, alle parti tecniche e al ballo. Quest’ultimo aspetto lo approfondiremo a Roma, in una struttura che le Fiamme Azzurre ci mettono a disposizione. In estate ci aspettano uno o due stage all’estero e due tournee di spettacoli in Giappone e in Corea e poi, ad ottobre, Intimissimi On Ice”.

Esattamente! Appuntamento il 6 e 7 ottobre con questo grande evento targato Mancini Group. Voi siete abituati ad esibirvi sui palcoscenici di tutto il mondo, ma cosa vuol dire pattinare all’Arena di Verona?
“Opera On Ice prima e Intimissimi On Ice poi ( www.operaonice.eu/it) sono stati davvero un’idea pazzesca e unica nel suo genere. Portare il pattinaggio all’Arena di Verona è una cosa che nessuno si sarebbe mai sognato. Noi già amavamo Opera On Ice, Intimissimi è una produzione ancora più grande, una sorta di Cirque du soleil che mette all’interno di un unico spettacolo tante cose, a partire dalla bellezza mozzafiato dell’Arena. Pattinare lì è un’emozione a parte. Vedere la pista incastonata in quella cornice storica e architettonica strappa quasi una lacrima. Quando il pubblico inizia ad arrivare e a prendere posto, noi da dietro le quinte osserviamo tutto ed è un’immagine che ti avvolge, che ti aggredisce quasi a livello emozionale. Stessa cosa per Cinema On Ice, al Teatro Romano di Verona, l’ultima creatura della Mancini Group. Anche lì emozione su emozione, con l’orchestra che suona dal vivo le più belle colonne sonore del cinema mondiale di ieri e di oggi”.

Come guardate agli juniores, la speranza del futuro? Che movimenti vedete nel pattinaggio italiano?
“Negli ultimi anni c’è stata davvero una buona riorganizzazione, il nostro è uno sport di nicchia, non è diffuso come in altre nazioni e può capitare che ci sia un gap generazionale, ma nonostante questo, e la carenza di strutture, riusciamo a competere con Paesi che investono molti più fondi e hanno un bacino d’utenza (e di bambini) enorme. Noi abbiamo Flora Mühlmeyer e Pietro Papetti che si allenano qui al Mediolanum Forum e che a dicembre si sono laureati campioni nazionali juniores, sono ancora molto giovani e acerbi ma davvero graziosi. Purtroppo ai mondiali di Taipei non si sono qualificati per il libero, ma sono ben preparati, come anche Francesco Riva e Sara Campanini, terzi agli assoluti. A quel livello, se si è seguiti bene, è possibile fare l’exploit non appena si prende il ritmo giusto, com’è successo a noi. La scuola di Paola può contare su un team di grandi allenatori e ogni tanto lei stessa viene a dare un’occhiata per individuare qualche talento o impartire direttive”.

Avete dichiarato che raramente per strada qualcuno vi riconosce, mentre sui social siete molto amati e seguiti. Pensate che questo pseudo anonimato sia una cosa positiva o negativa?
“Alla nostra disciplina manca la visibilità, e ci sembra strano quando qualcuno ci riconosce e ci chiede la foto o l’autografo. E’ una cosa positiva per noi, ma negativa per lo sport perché vuol dire che non ha impatto mediatico. Nel nostro piccolo mondo social, invece, ci rendiamo conto di essere molto in vista e questo ci responsabilizza, perché sappiamo di dovere e potere essere un esempio per gli altri”.

Luca tu hai mosso i primi passi al Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi, Anna a Como. Da dove è arrivata la passione?
Anna: “Io ho iniziato per caso, ero davvero molto piccola e i miei mi hanno portata in una pista vicino casa. Mia sorella poi ha seguito le mie orme, nel sincronizzato. Avevo tre anni quando l’avventura è cominciata come pattinatrice singola. Ho continuato fino ad 11 anni, ma a quel punto era ormai chiaro che non avevo una predisposizione al salto, infatti non stavo avendo grandi risultati. E’ stata Paola a vedere in me quelle qualità che una pattinatrice di danza deve avere, mi ha convinta a provare ed eccomi qua!”
Luca: “Si tratta di una passione condivisa con mia sorella, che ha iniziato prima di me nel sincronizzato. Io l’ho seguita un po’ per invidia, un po’ perché i miei mi portavano a vedere le sue gare, un po’ perché gestivamo un bar ristorante a due passi dalla pista quindi io passavo i pomeriggi al bar e nel tardo pomeriggio andavo a pattinare. L’ho voluto e l’ho scelto, e ho scelto direttamente la danza”.

Quanti sacrifici ci sono dietro una lunga permanenza ai vertici delle classifiche mondiali? (Domanda di Stefania, provincia di Torino)
Luca: “Ci vogliono tanta costanza, determinazione e concentrazione. In un certo senso devi anche saper soffrire perché lo sport a certi livelli è pure dolore, ma sono sicuro che tra qualche anno, quando tutto questo grande sogno sarà finito, voltandoci indietro vedremo e ricorderemo solo le cose belle, non la fatica”.
Anna: “Lo sport è così, se fosse facile lo farebbero tutti. Essere al vertice significa anche svegliarsi al mattino presto, sentire male a tutti i muscoli e comunque lasciare il letto per andare a caricare un altro po’ su quelle stesse parti del corpo indolenzite”.

In che modo il pattinaggio vi ha plasmato e cambiato il carattere?
Anna: “Il pattinaggio mi ha insegnato che se hai un desiderio e sei disposto a lavorarci su, a studiare e a fare sacrifici, prima o poi ce la fai. Non era scritto da nessuna parte che io sarei diventata campionessa del mondo, ma con tenacia e pazienza abbiamo fatto qualcosa che non era servito su un piatto d’argento. Questa è una lezione di vita che, un giorno, mi piacerebbe trasmettere ai miei bambini e ai miei allievi”.
Luca: “Io inizialmente facevo le cose quasi per divertimento e tendevo a trascurare la parte dello studio. Ad un certo punto ho capito che valeva la pena lavorare su questo aspetto del mio carattere e mi sono resto conto del fatto che c’è del piacere nel coltivare una cosa minuziosamente, accettando anche la sofferenza fisica”.

Anna e Luca inediti. Cosa, ad esempio, vi fa arrabbiare o riesce a lasciarvi a bocca aperta?
Luca: “Dico una cosa sdolcinata da neo papà, ma mi lascia senza parole il mio bambino di 5 mesi che sembra che voglia iniziare a comunicare. Per me è una cosa completamente nuova e al mattino, anche se sono in ritardo, sto lì 5 minuti a guardarlo, completamente imbambolato”.
Anna: “Mi fanno rimanere molto male i conflitti, le liti, chi mi tratta male. Ho difficoltà perché cerco sempre di andare d’accordo con tutti, da bambina ero già così e mi fa davvero bene avere accanto Luca che ogni tanto mi dice “ma fregatene!”

Con quale campione / campionessa vi sarebbe piaciuto fare coppia sul ghiaccio? (Domanda di Rosangela, provincia di Verona)
Anna: “Scott Moir! In un certo senso lo trovo simile a Luca, bravo e simpatico”.
Luca: “Forse Elena Il’inyck, è una che sul ghiaccio si sbizzarrisce, una pattinatrice di altissimo livello e in coppia con Nikita Katsalapov era proprio fenomenale”.

Anna ti abbiamo vista protagonista di un video molto toccante sulla tua realtà quotidiana al fianco di Ondrej. Presto arriverà il momento di mettere al mondo un piccolo Hotarek?
“Sicuramente si, anche perché sono zia di due bellissimi nipoti e tutti intorno a me hanno dei figli. Il tempo di stabilizzarsi e di decidere cosa fare dopo le Olimpiadi e il Mondiale 2018”.

Luca tu invece un piccolo Lanotte lo hai già messo al mondo! Immagino che tutti vogliano sapere se sarà un pattinatore…
“Di getto ti risponderei “assolutamente no!” perché so quanti sacrifici e fatica ci siano dietro questo stile di vita, in realtà farà semplicemente quello che vorrà fare e che lo renderà felice. Di sicuro, lo porterò a pattinare solo se me lo chiede perché, se dovesse decidere di seguire le mie orme, dovrò essere pronto a vederlo soffrire, cadere, viaggiare e andare molto presto lontano da me”.

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