Editoriali

Nico Rosberg vince e scappa via: perché non provarci ancora?

Rosberg, Hamilton e Vettel sul podio del GP di Monza di F1 - Foto Antonio Fraioli

È difficile da spiegare, sin da quando avevo 6 anni avevo un sogno, ed era quello di diventare campione del mondo della Formula 1. Ora l’ho raggiunto“. Nico, perché non provarci nuovamente? Perché concludere la carriera nel momento più importante?

Il ritiro da tutti definito “shock” era un qualcosa di già premeditato nella testa del tedesco della Mercedes. Un’idea, un pensiero che l’ha trascinato fino all’ultima gara di Abu Dhabi a giocarsi il titolo iridato con la calcolatrice in mano e studiando ogni mossa del compagno di squadra Lewis Hamilton. Come detto da Rosberg, è dal Gran Premio del Giappone che il pilota ha iniziato a sentire suo quel mondiale, un qualcosa che non poteva sfuggirgli dalle mani, una situazione totalmente diversa dalle stagioni 2014 e 2015.

Partiamo dall’inizio di stagione. Quattro vittorie di fila con gare abbastanza scontate in cui il tedesco salutava tutti i suoi avversari al via e si preoccupava solamente di allungare il distacco e di eseguire alla perfezione i sorpassi ai doppiati con l’aiuto della bandiera blu. 100 punti ed un dominio assoluto del campionato anche per via delle molteplici sfortune capitate ad Hamilton. Con la pressione che cresceva sempre più all’interno del box Mercedes, il 15 maggio arrivò l’episodio “clou” della stagione che interruppe totalmente il rapporto tra i due compagni di squadra. Nel Gran Premio di Spagna, dopo soli 20 secondi dal via, Nico tentò di difendere l’interno della curva costringendo il britannico a spostarsi mettendo l’anteriore destra oltre il cordolo: risultato? Testacoda di Hamilton che prende in pieno la monoposto di Rosberg finendo entrambi sulla ghiaia ed interrompendo la serie di sette successi consecutivi che durava dal campionato del 2015.

Caos, insulti, volante che vola via dalla macchina ed una bella tirata d’orecchie da parte del team principal Toto Wolff spalleggiato da Niki Lauda, quasi a dire: “Ragazzi, non fate i bambini, non è così che si vincono i mondiali“.

Un risvolto che segna la stagione di Nico che dopo quell’incidente iniziò ad avere problemi con la macchina perdendo nel “suo” caro Gran Premio di Montecarlo con tanto di ordine dalla scuderia per lasciar strada a Hamilton, gara poi vinta dal britannico per via di un errore madornale ai box Red Bull con Daniel Ricciardo.

Dopo quella scottante settima posizione, Rosberg arrivò alla tappa canadese con tanta grinta ma dopo soli 10 secondi dall’avvio, il secondo contatto stagionale con Hamilton lo fece finire sull’erba complicando notevolmente la gara conclusa in quinta posizione con tanto di testacoda nel tentativo di superare un arrembante Verstappen.

Il contatto con Hamilton? La prossima volta sarà lui a finire fuori” questo prometteva Nico, un duello che non ci fu nella tappa successiva a Baku (primo Gran Premio in Azerbaijan nella storia del mondiale) che il tedesco dominò e con cui si conquistò il rinnovo con la Mercedes, un futuro messo in discussione proprio per via della difficile “convivenza” dei due.

Un sorriso, una stretta di mano, un contratto… ed una promessa non rispettata. Nel weekend successivo fu di nuovo Rosberg ad avere la peggio in Austria quando nell’ultimo giro fu recuperato da Hamilton che sorpassandolo all’esterno entrò in collisione con la monoposto del tedesco che ruppe il muso e rallentò la sua velocità perdendo 3 posizioni al traguardo.

Una serie di momenti difficili che quasi gridavano sentenza ma è proprio qui che la forza mentale di Nico risultò fatale per il proseguo del campionato. Dopo aver lasciato spazio all’hammer-time, Rosberg tornò a vincere in Belgio, Italia e Singapore ed iniziando in maniera sfortunata il Gran Premio della Malesia. La fortuna/sfortuna volle (dipende da che lato al si vuole vedere) che proprio nella gara in cui Rosberg rimase coinvolto in un incidente al via, a pochi giri dal termine il motore di Hamilton andò in fiamme costringendo il britannico al secondo ritiro stagionale e regalando punti fondamentali a Nico con la terza posizione (vittoria lasciata per la seconda volta in stagione alla Red Bull, dopo Barcellona).

Suzuka, 9 ottobre 2016, questa è la data dell’ultima vittoria di Rosberg che di qui in poi iniziò a scendere in pista con la calcolatrice “sul cruscotto” accontentandosi di 4 secondi posti di fila sul finale di stagione.

E’ proprio da qui che nasce lo scetticismo di tante persone: perché ritirarsi in questo modo? In tanti reputano Nico un “baciato dalla fortuna” perché non tutti gli anni capita di vincere un mondiale calcolando i punti alla perfezione, stando a +5 dal tuo compagno di squadra che, nel totale finale, ha conquistato più vittorie (10 a 9 in favore di Hamilton). La pressione, i pianti e le notti in bianco, tutto questo per raggiungere il sogno di essere un campione del mondo ed entrare nell’albo d’oro dei grandi proprio come fece papà Keke.

Perché proprio ora? Jenson Button e Felipe Massa hanno dimostrato di esser amati dal pubblico e di amare alla follia questo sport tanto che il primo ha deciso di rimanere alla McLaren come terzo pilota non chiudendo le porte ad un possibile ritorno nel futuro mentre il secondo si è goduto la più grande “standing-ovation” mai vista in un paddock di F1. Perché abbandonare la propria passione? Non è troppo presto a 31 anni per ritenersi appagati con un titolo mondiale combattendo fino all’ultima gara con un amico d’infanzia che nella bacheca ne vanta già 3?

E chissà che da buon tedesco, per l’amore dello sport, non ci ripensi dopo pochi anni come fece quella leggenda di Michael Schumacher anche perché, il suono del motore, i brividi di un sorpasso o di una posizione difesa al limite. L’adrenalina che sale quando si spengono i semafori e quando si taglia il traguardo con la bandiera a scacchi, dove li vuoi rivivere? Ripensaci Nico e torna in pista per smentire tutti coloro che dicono: “Ai punti, l’ha vinta solamente per il guasto alla macchina dell’avversario“. C’è un rinnovo da onorare, c’è la fiducia di Wolff e di Lauda che sempre ti hanno difeso, che ricordo lascerai andandotene via così?

SportFace