Serie A

Gianluigi Buffon: “Se la Juve non fosse stato un club al top non ci sarei rimasto 20 anni”

Gianluigi Buffon - Foto Antonio Fraioli

Bandiera, capitano e numero uno tra i pali ma non solo. Gianluigi Buffon si racconta al quotidiano francese l’“Equipe” poco prima della supersfida di questa sera tra Juventus e Roma valevole per la 17esima giornata di Serie A.

“Quando penso al mio passato e ripenso all’esordio in Serie A mi rendo conto di quello che ho fatto. Chi l’avrebbe mai detto che sarei arrivato a questo punto della mia carriera. Fisicamente sto bene, addirittura meglio degli anni passati, ma la differenza la fa la testa. Sono gli stimoli a farmi andare avanti, se dovessi pensare ai sacrifici da fare mi ucciderei mentalmente. Preparare le partite importanti è facile, il difficile arriva in sfide sulle carta più abbordabili, dove comunque la concentrazione deve essere massimale”.

Sui tanti anni di permanenza con la maglia bianconera, il portierone della Nazionale chiarisce le sue idee. “Ormai è complicato rimanere tanto tempo nella stessa squadra. Farlo richiede uno sforzo immane dal momento che vedi sempre le stesse persone e gli stessi luoghi. La routine è l’avversario da battere, l’entusiasmo è il tesoro da trovare per sentirsi pieni di sé e allenarsi con voglia e determinazione. Cambiare club ogni tre anni è facile, io però non l’ho fatto perché costruito la mia carriera su certi valori, tra cui la riconoscenza e il senso di appartenenza verso un club, una squadra e una tifoseria che si sono comportati sempre correttamente con me. E’ probabile, però, che se la Juventus non fosse stato un club al top non ci sarei rimasto per 20 anni”.

Le critiche non l’hanno mai scalfito ma anzi, l’hanno reso anno dopo anno sempre più forte. “Ho abituato tutti a commettere solo pochi errori a stagione, per questo appena sbaglio tutti mi danno addosso. Fortunatamente io sono molto autocritico, se dovessi capire che i miei errori dipendono dall’età sarei il primo ad appendere i guanti al chiodo. L’esempio di Lione lo dimostra, non sarà una critica a dirmi quando smettere. Non nascondo che la fine della mia carriera si avvicina ma voglio giocare il sesto mondiale e sarebbe un onore per me. Voglio arrivare a Russia 2018”.

Infine due battute su Mario Balotelli e Marco Verratti, letteralmente elogiato dall’estremo difensore bianconero. “Ho incontrato pochi ragazzi buoni come Mario. Quando sento parlar male di lui mi arrabbio perché è veramente una persona d’oro. E’ generoso, giovane e si fa amare da tutti. Ha solo 26 anni, può giocare ancora dieci anni. Verratti? E’ un talento incredibile. Ha iniziato la sua stagione un po’ così per via dell’infortunio che gli ha fatto saltare l’Europeo ma sta tornando ai suoi livelli. In futuro credo che diventerà il leader e il capitano dell’Italia, ne sono sicuro. Spero di arrivare insieme a lui al Mondiale del 2018”.

 

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