Calcio

INTERVISTA – Stadio Roma, Luzi: “Tor di Valle è una cattedrale nel deserto”

Ippodromo Tor Di Valle - Foto Claudio Caravano CC BY-SA 4.0

Rolando Luzi è nato a Roma nel 1961. Da sempre nel mondo dell’ippica (ha operato anche nella ristorazione a Tor di Valle), ha seguito la sfolgorante carriera del re del trotto Varenne, diventando poi giornalista. Gentleman driver, attualmente cura la seguita trasmissione tv “No problem…ippica” e collabora a Unire Tv: conosce bene l’ippodromo di Tor di Valle, finito negli ultimi giorni nel dibattito sulla costruzione del nuovo stadio della Roma.

Le dichiarazioni della Soprintendenza al Comune di Roma sull’interesse dell’ippodromo di Tor di Valle hanno riacceso i riflettori verso l’impianto romano.
“Pensare di ripristinare l’ippodromo di Via del Mare stante l’attuale situazione dell’ippica italiana è illusorio. Tutti gli accessori del comprensorio sono stati smantellati, la pista è irriconoscibile, le scuderie stanno cadenzo a pezzi. La spesa per la riattivazione è sicuramente fuori della portata di un settore che naviga a vista. L’unico vantaggio è che la grande tribuna ha sconfitto momentaneamente le prospettive di abbattimento programmate dal costruttore romano Parnasi, in quanto realizzata all’epoca – fine anni Cinquanta – con una tale quantità di cemento armato da comportare oggi costi astronomici per l’atterramento”.

Come sottolineato da D’Alesio del Coordinamento Ippodromi, Tor di Valle – e la Soprintendenza lo ha espresso – ha una forte valenza culturale.
“Già sotto la gestione di Gaetano Papalia dell’ippodromo e con Alemanno sindaco, si era pensato di modernizzare Tor di Valle, allungando la pista, utilizzando commercialmente parte della tribuna, addirittura realizzando su parte dell’area uno stadio da 40 mila posti. Indubbiamente oggi, per quanto riguarda l’area del pubblico, le esigenze sono variate, i posti devono essere più comodi, di minore quantità ma di migliore qualità, anche relativamente ai servizi. Tor di Valle è una cattedrale, storica quanto vogliamo, ma nel deserto. L’ippica italiana da sola non può riuscire a fare il miracolo di resuscitarla. Pure farlo lo stadio della Roma (o di mr. Pallotta), non sarà semplice anche se i carotaggi idrogeologici sembra siano favorevoli alla nuova costruzione”.

Roma, con lo realizzazione della pista a Capannelle, ha risolto i problemi del suo trotto? Quanto pesano certe carenze strutturali di Via Appia?
“Purtroppo problemi ce ne sono e anche manchevolezze. Tor di Valle era pure un centro di allenamento, un punto di riferimento per le scuderie, mentre a Via Appia solo il galoppo può prepararsi. La pista è lontana dal pubblico e il traguardo del trotto è decentrato rispetto alle tribune, ma questo con le possibilità che offre la tv a circuito chiuso è in parte superabile. Rimane però grave il problema dell’illuminazione non completa per il tracciato del trotto che costringe a correre solo con la luce naturale. La chiusura di Tor di Valle ha inciso profondamente nel settore capitolino e l’ippodromo di Capannelle deve fare ora i conti con la mancanza di pubblico. La stessa problematica che stava affliggendo l’impianto di Via del Mare e ne ha accelerato il disfacimento”.

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