Atletica

INTERVISTA – EA7 Emporio Armani Milano Marathon, Di Pietro (tecnico federale): “La corsa si decide negli ultimi 12 chilometri”

Il professor Di Pietro, tecnico federale

La XVII Edizione della EA7 Emporio Armani Milano Marathon è stata presentata il 23 Marzo scorso a Palazzo Marino, sede del comune di Milano. Si tratta di un appuntamento importantissimo, che costituisce il primo grande obiettivo stagionale sia per i top runners, sia per i tanti amatori alla ricerca del loro primato personale. Il professor Maurizio Di Pietro, tecnico federale con alle spalle una decennale collaborazione con Giorgio Rondelli, a fianco del quale ha potuto allenare atleti del calibro di Alberto Cova e Francesco Panetta, ha preparato nei mesi scorsi un gruppo di podisti proprio in vista della 42km milanese.

Professor Di Pietro quando è iniziata la preparazione dei suoi atleti in vista della maratona di Milano?

“Quasi tutti i miei atleti hanno concluso il 2016 con la maratona e la mezza maratona di Ravenna (13 Novembre 2016, ndr). Dopo un primo periodo di progressiva riatletizzazione, in cui abbiamo alternato sedute di corsa ad altre più specifiche di potenziamento muscolare, ci siamo ritrovati a metà gennaio per un primo test di verifica sulla distanza di 15km. In quell’occasione ho potuto valutare lo stato di forma di tutti i miei atleti e definire di conseguenza i loro programmi di lavoro individuali”

Come è stata impostata la preparazione nelle settimane successive?

“La preparazione, pur avendo dei punti in comune, è stata modulata in base agli obiettivi ed alle possibilità di allenamento di ciascuno degli atleti: sono prevalentemente amatori per cui occorre dare ovvia priorità alle esigenze lavorative, “incastrando” di conseguenza le sedute di allenamento”.

Come si passa da 15km a 42km?

“Ci siamo arrivati in progressione, aumentando il carico di km settimanale con gradualità. In particolare, partendo dalla velocità di base sviluppata nel test di 15km, siamo andati a prolungare la potenza aerobica, mantenendo la velocità di performance costante. Ad esempio chi ha corso i 15km a 3.45/km di media, è stato preparato per correre in proiezione la maratona con lo stessa media”.

Come ha potuto verificare la progressione dei suoi atleti?

“Ho programmato sedute di lavoro collettivo, definendo gruppi ad andature definite, dove ho valutato lo stato di avanzamento della preparazione. Abbiamo svolto l’ultimo allenamento di sintesi domenica 19 marzo, con una seduta di circa 34km ad un ritmo prossimo a quello da tenere in gara. Per gli atleti più evoluti, cioè quelli che hanno capacità di recupero più brevi nel tempo, ho inoltre messo in programma un ulteriore allenamento progressivo a metà della scorsa settimana su una distanza di 26-28km”.

Che previsioni si sente di fare sulla prestazione dei suoi atleti?

“Mi hanno dato tutti delle indicazioni molto confortanti, ma onestamente la maratona è una gara su cui non è corretto fare previsioni”.

Perché?

“Ci sono sempre delle incognite. Il lavoro dell’allenatore è quello di ridurle al minimo lavorando sugli aspetti atletico/muscolari, motivazionali/psicologici ed alimentari, ma le incognite in una corsa di 42km non si possono mai azzerare completamente. Ci sono ad esempio dei fattori metereologici come il caldo umido e/o il vento che possono influenzare la prestazione in maniera significativa”.

Che consigli si sente di dare ai tanti podisti che magari affrontano per la prima volta la maratona?

“Secondo me ci sono tre regole basilari che bisogna assolutamente seguire: il primo è quello di evitare di caricare troppo gli allenamenti nei giorni precedenti la gara; non si può costruire la preparazione nella settimana prima della gara e gli ultimi 5-6 giorni sono da utilizzarsi solo come allenamenti di scarico per “pulire” le gambe dalle sedute pesanti delle settimane precedenti. Il secondo è quello di evitare di abbuffarsi nella colazione la mattina della gara: la colazione deve essere svolta normalmente, secondo le abitudini alimentari di ciascuno: ad esempio, se uno non ha mai mangiato la pasta a colazione, eviti di fare “esperimenti” prima di una gara del genere; l’assunzione dei carboidrati necessari per lo sforzo deve avvenire nelle 48-72 ore precedenti la gara, mediante un’alimentazione basata principalmente su pasta, pane possibilmente integrali. Infine, una volta iniziata la gara è fondamentale ascoltarsi e correre in equilibrio per almeno i primi 30 km. Io dico sempre che la maratona è una gara di 12,195km preceduta da un riscaldamento di 30km: se si corrono in equilibrio i primi 30km, si può fare un’ultima parte di gara alla ricerca di un risultato personale interessante”.

Professor Di Pietro, vuol dire che il “muro del maratoneta” o “muro del 30° chilometro” non esiste?

“No per carità, esiste, eccome se esiste! Ma non è mai una situazione casuale. Se si affronta la gara in maniera troppo aggressiva o comunque ad un ritmo troppo elevato nella prima metà del tracciato, è fisiologico avere una crisi, anche pesante, dal 30° chilometro in avanti. Al contrario, se si corre con la testa, rimanendo ad andatura costante in equilibrio, risulta più semplice affrontare l’ultimo tratto del percorso. Non a caso molti dei record o delle prestazioni di prestigio su questa distanza sono arrivate da atleti che hanno corso i secondi 21 chilometri più forte dei primi 21”.

È vero che anche lei sarà al via della EA7 Emporio Armani Milano Marathon domenica prossima?

“Si è vero (ride, ndr). Lo faccio prima di tutto perché voglio dare una mano ad Elisa Stefani, che sto seguendo da alcuni mesi e con cui conto di costruire un rapporto sportivo importante. Vorrei che Milano fosse il primo tassello di questa collaborazione. In secondo luogo, alla soglia dei 50 anni (48 per la precisione, ndr), voglio mettermi di nuovo alla prova. Il mio personal best sulla distanza è 2h37’50’’ ottenuto proprio a Milano nel 2005: sono curioso di vedere dove posso ancora arrivare”.

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