Atletica

Fidal, al via il progetto AllenaMente. Silvia Salis: “I giovani devono pensare anche al futuro”

Silvia Salis - Foto Wunderpilot

La Fidal ha approvato un progetto interessante che coinvolge gli atleti under23 della nazionale italiana di atletica e quello che è il loro percorso universitario parallelo alla carriera sportiva. L’idea di questa iniziativa, denominata AllenaMente, è di Silvia Salis, atleta azzurra specialista del lancio del martello e oggi consigliere federale in quota atleti.

Contattata in esclusiva da Sportface.it, la Salis ha raccontato gli obiettivi che si vogliono raggiungere e i motivi che l’hanno spinta a fare questa proposta accolta positivamente dagli altri membri del Consiglio Federale. Il progetto ha uno scopo ben preciso: “Questo progetto – spiega la Salis – l’ho pensato per un motivo, per far percepire agli atleti giovani l’importanza di crearsi comunque un’alternativa allo sport, che non è eterno, e si rischia veramente di trovarsi a 30/35 anni che si è fuori dal mondo perché non si hanno competenze e non si ha studiato”.

AllenaMente è un’iniziativa rivolta agli atleti che fanno parte della Nazionale italiana di atletica under23, il cui numero “ogni anno si aggira intorno alle 60 unità, però non tutti fanno l’università” , e consiste in un rimborso di 500 euro l’anno sulle tasse universitarie per gli iscritti ad un ateneo pubblico che riescano a conseguire almeno 24 crediti grazie al superamento degli esami.

Il progetto è già passato in Consiglio quindi sarà attivo da quest’anno (2017) per chi riuscirà a raggiungere i requisiti richiesti. Ventiquattro crediti sono una soglia impegnativa ma fattibile ha osservato la Salis – Insomma il mio progetto è anche inteso a dare un incentivo in più a chi, per difficoltà negli allenamenti e negli spostamenti, magari dà un paio di esami l’anno e in questo modo è incentivato a darne 3/4. Tutto questo può solo far bene alla vita dei ragazzi. Sono esclusi gli atleti militari, che percepiscono già uno stipendio, e gli studenti che frequentano università private” , ha aggiunto la consigliera federale.

L’iniziativa è in continuo miglioramento e in base ai risultati e ai feedback si penserà a come agire in futuro: “E’ un progetto pilota, partiamo ora e a fine 2017 analizzeremo i risultati ottenuti. In Consiglio ci siamo detti ovviamente che vedremo le adesioni, lo sviluppo e come migliorarlo nei prossimi anni del quadriennio”.

Silvia Salis, che si è anche candidata per le elezioni del Consiglio nazionale del Coni (10 aprile a Roma), vuole sottolineare l’importanza del progetto a livello sociale e culturale: “Credo sia un punto di partenza per far sì che lo sport in generale, oltre a godere dei risultati e delle qualità degli atleti quando sono molto giovani e nel fiore degli anni, si prenda la responsabilità dei propri ragazzi e delle proprie ragazze. In questi anni mi è capitato spesso di ragionare su questo aspetto: il mio progetto tocca l’aspetto culturale ma ci sono diversi aspetti della vita extra sportiva degli atleti che il mondo sportivo italiano deve considerare, come l’aspetto sanitario oltre all’inserimento nel mondo del lavoro dopo la carriera sportiva. È un discorso complesso che meriterebbe una maggiore attenzione e tutela”.

La Fidal ovviamente riserva grande attenzione alle prestazioni sportive, ma vuole dare un incentivo ai giovani per crearsi altre opzioni: “Vogliamo trasmettere un messaggio preciso – ha sottolineato la Salis – perché i risultati sportivi di alto livello sono la premessa ma questo è un progetto di responsabilità sociale, nel senso che la Federazione vuole che i suoi atleti dedichino le ore libere della loro giornata allo studio, un obbligo morale per il loro futuro”.

La vita di un atleta, continua la martellista azzurra, è piena e intensa ma bisogna studiare quando è il momento, perché con il passare degli anni è più difficile farlo: “Tra viaggi, ritiri, giri per il mondo, fai una vita stimolante, piena di successi e poi ti trovi da un giorno all’altro nel mondo del lavoro, dove il fatto che uno abbia partecipato alle Olimpiadi non interessa e bisogna avere altre competenze. Questa cosa bisogna capirla e crearsi un’alternativa nei campi lavorativi più disparati possibili: questo lo puoi fare quando è il momento, quando hai 20 anni, laureandoti”.

Sono importanti le alternative perché il mondo dello sport non riesce a sostenere tutti gli ex atleti quando terminano la loro attività e bisogna essere pronti a prendere strade diverse: Lo sport non assolve appieno il compito di riassorbire gli atleti, non ci sono dei veri e propri programmi che permettano agli atleti di assumersi la responsabilità di decidere cosa fare dopo la carriera atletica. Da molti non è percepito come un problema, ma in realtà lo è. Il sistema sportivo nazionale ti aiuta, ti sostiene negli anni migliori della tua carriera e gode dei tuoi successi: questo è importantissimo, ma bisogna fare un ulteriore step e pensare agli atleti anche dopo la loro carriera”.

Ecco perché il Consiglio federale della Fidal ha deciso di “assumersi la responsabilità di pensare anche al futuro dei propri atleti” e i fondi necessari per attuare questo progetto, come spiega Silvia Salis, sono stati definiti in maniera precisa: “Abbiamo un’idea di massima sul numero di atleti coinvolti. I soldi vengono presi dal bilancio del settore tecnico, quindi chiaramente ci vuole un’idea di quanto pesi il progetto, perché ovviamente le risorse non sono infinite. Mi rendo conto che non siano cifre da far girare la testa, però credo che sia un messaggio molto forte. Noi ovviamente speriamo che la spesa sia maggiore rispetto a quanto stimato, perché questo vorrebbe dire che ci sono tanti atleti della nazionale che hanno accettato questa sfida”.

La Salis ci ha raccontato inoltre la sua esperienza, dalla quale nasce lo spunto per questa iniziativa di cui è molto orgogliosa: “Io parto da quello che ho visto. Mi mancano ancora 7 esami per la laurea in Scienze Politiche e sono indietro perché non ho studiato quando era il momento. Mi iscrissi a giurisprudenza perché volevo fare l’avvocato, poi gli impegni sportivi erano veramente tanti e, quindi, ho deciso di fare scienze politiche, ma ho cambiato due città per allenarmi. Insomma mi sono fatta prendere dalla carriera atletica ed ora devo ancora finire l’università: avanti con gli anni è difficile, più ti stacchi dal periodo del liceo e più diventa complicato affrontare gli studi”. 

Questo è il messaggio della Salis, ora ferma a causa di un infortunio: “Ho fatto tanti anni in nazionale, quando uno è giovane pensa che fare l’atleta sia una cosa totalizzante della vita e possa durare per sempre. Ma quando poi ti rendi conto che sta finendo, può essere troppo tardi per pensare a cosa fare dopo perché il dopo è già arrivato. Per questo il mio consiglio agli under23 è: prendetevi cura di voi stessi adesso, magari farete in tempo ancora a farlo quando avrete 30 anni, ma se lo fate adesso è meglio e avrete meno difficoltà nell’entrare nel mondo del lavoro dopo l’attività agonistica”.

SportFace